L'infinito di Leopardi
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L'infinito di Leopardi

 

Oggi l'Infinito di Leopardi compie 200 anni.

Vi è un elemento che si oserebbe definire tantrico in questa poesia.

Leopardi è seduto e guarda immaginandosi spazi sterminati al di là della siepe che impedisce allo sguardo di vedere l'estremo orizzonte. Pratica di visualizzazione caratteristica di tantissimo tantrismo nel quale si stimola la mente a immaginarsi luoghi infiniti, cieli aperti, oceani senza limite. E Leopardi sta in questa sorta di visualizzazione fino a sentirne i “sovraumani silenzi e profondissima quiete”: tipico effetto di queste pratiche nell'ascolto tantrico.

Ma meraviglioso è il passaggio successivo. Leopardi non conclude qui il suo discorso. Queste visualizzazioni e il loro effetto nell'ascolto del poeta si intrecciano con qualcosa di realissimo, proprio del luogo in cui è seduto, ovvero il suono del fruscio degli alberi carezzati dal vento (“E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando”). Così come la pratica realizzativa tantrica non è uscita dal mondo percettivo, ma inabissamento in esso non più inteso come momento distraente ma come luogo di abitazione segreta del silenzio. E questo suono del vento tra gli alberi, immerso nell'immenso silenzio stimolato dalla sua visualizzazione lo fa approdare all'esperienza dell'infinito: “E d'improvviso nella mia mente affiora l'eternità”. A tal punto che il mentale viene condotto al suo totale oblio: “Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare”. Samadhi.

A proposito, Elémire Zolla scrive: “Quando la psiche che percepisce e le cose percepite, soggetto e oggetto, si fondono e assorbono a vicenda, avviene ciò che si può definire «esperienza metafisica». […] È il mare in cui dolcemente naufraga il Leopardi dell'Infinito e della Vita solitaria:

 

Ond'io quasi me stesso e il mondo obblìo

Sedendo immoto; e già mi par che sciolte

Giacciano le membra mie, né spirto o senso

Più le commova, e lor quiete antica

Co' silenzi del loco si confonda”.