Una canzone sulle etichette che ci autoimponiamo, per convenzione, per comodità,
per strategia e che scambiamo per definizioni della nostra identità. Mentre
invece - come dice l'ultimo verso - siamo nella nostra essenza, niente.
Mio nonno è sempre mio nonno
è sempre Ambrogio in ogni momento
voglio dire che non ha problemi
di comportamento.
Io non assomiglio ad Ambrogio
l'interezza non è il mio forte
per essere a mio agio
ho bisogno di una parte.
Per esempio, quando sto in campagna
ed accendo il fuoco nel camino
lentamente raccolgo la legna
e mi muovo come un contadino.
Quando in treno incontro una donna
io m'invento serio e riservato
faccio quello che parla poco
ma c'ha dietro tutto un passato.
E se mi viene bene, se la parte mi funziona
allora mi sembra di essere una persona.
Qualche volta metto il mio giaccone
grigioverde tipo guerrigliero
e ci metto dentro il mio corpo
e già che ci sono anche il mio pensiero.
Quando invece sto leggendo Hegel
mi concentro, sono tutto preso
non da Hegel, naturalmente
ma dal mio fascino di studioso.
E se mi viene bene, se la parte mi funziona
allora mi sembra di essere una persona.
Mio nonno si è scelto una parte
che non cambia in ogni momento
voglio dire che c'ha un solo comportamento.
Io invece ho sempre bisogno
di una nuova definizione
e gli altri fanno lo stesso
è una tacita convenzione.
Non ne posso più di recitare
di fingere per darmi un tono
io mi mostro senza pudore
pur di essere quel che sono.
E se mi viene bene, se la parte mi funziona
allora mi sembra di essere una persona.
Se un giorno noi cercassimo chi siamo veramente
ho il sospetto che non troveremmo niente.