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"In ogni circostanza dobbiamo liberarci dall'attaccamento
agli oggetti, e il nostro atteggiamento verso di essi non deve essere né
neutrale né indifferente. Non preoccupiamoci né del successo né del fallimento,
né del profitto né della perdita. Manteniamoci calmi e sereni, modesti e
accomodanti, semplici e imparziali. [...] In tutte le occasioni, sia che siamo
in piedi, che camminiamo, che stiamo seduti o sdraiati, dobbiamo essere
assolutamente schietti. Partiamo da questo ultimo punto. Cioè: il Sentiero è al di là
delle forme. Lo si percorre senza arrivarci, ci si è senza volerlo trovare; non
c'è una via al Sentiero, non c'è una tecnica da fare propria per entrare nel
Sentiero. Non è uno stato mentale da creare, non è un nirvana da costruire. Non
c'è una strategia da seguire. Un sentiero che possa essere tradotto in una
forma, non è il Sentiero "al di sopra di tutte le forme". Allora non ha senso
l'uso di particolari pratiche per entrare e per percorrere il Sentiero. Il
Sentiero è sempre in quel non-luogo dove non agisce alcuna tattica, dove vengono
abbandonati i piani, i metodi, i sistemi. Non è un sentiero che conduca da una
situazione ad un'altra, non è una procedura di cambiamento, di miglioramento, di
acquisizione virtuosistica. Non c'è nulla da fare proprio: "La mente è pura per
natura". Quindi nessuna tecnica meditativa tesa a ottenere un particolare stato
mentale (la quiete, l'assenza di pensieri, ecc.). L'esercizio meditativo si
realizza pienamente quando si configura come pratica d'essere, e non di
trasformazione, come visione, e non come ricerca, come stato di presenza a se
stessi, e non come volontà di ottenimento.
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