Dal Sutra di Hui Neng - 7
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Dal Sutra di Hui Neng - 7


Un altro brano tratto dal sutra del Sesto patriarca Hui Neng:

"In ogni circostanza dobbiamo liberarci dall'attaccamento agli oggetti, e il nostro atteggiamento verso di essi non deve essere né neutrale né indifferente. Non preoccupiamoci né del successo né del fallimento, né del profitto né della perdita. Manteniamoci calmi e sereni, modesti e accomodanti, semplici e imparziali. [...] In tutte le occasioni, sia che siamo in piedi, che camminiamo, che stiamo seduti o sdraiati, dobbiamo essere assolutamente schietti.
[...]
Il Sentiero è puro e al di sopra di tutte le forme. Vi avverto di non usare gli esercizi per la meditazione sulla quiete o per tenere vuota la mente. La mente è pura per natura, quindi non c'è nulla da desiderare o da abbandonare" (dal cap. X).

Partiamo da questo ultimo punto. Cioè: il Sentiero è al di là delle forme. Lo si percorre senza arrivarci, ci si è senza volerlo trovare; non c'è una via al Sentiero, non c'è una tecnica da fare propria per entrare nel Sentiero. Non è uno stato mentale da creare, non è un nirvana da costruire. Non c'è una strategia da seguire. Un sentiero che possa essere tradotto in una forma, non è il Sentiero "al di sopra di tutte le forme". Allora non ha senso l'uso di particolari pratiche per entrare e per percorrere il Sentiero. Il Sentiero è sempre in quel non-luogo dove non agisce alcuna tattica, dove vengono abbandonati i piani, i metodi, i sistemi. Non è un sentiero che conduca da una situazione ad un'altra, non è una procedura di cambiamento, di miglioramento, di acquisizione virtuosistica. Non c'è nulla da fare proprio: "La mente è pura per natura". Quindi nessuna tecnica meditativa tesa a ottenere un particolare stato mentale (la quiete, l'assenza di pensieri, ecc.). L'esercizio meditativo si realizza pienamente quando si configura come pratica d'essere, e non di trasformazione, come visione, e non come ricerca, come stato di presenza a se stessi, e non come volontà di ottenimento.
Quindi: come possono avere luogo successo, fallimento, profitto, perdita o la stessa preoccupazione tipica del principiante? Siamo ovviamente su un altro piano. Hai successo se hai ottenuto qualcosa, fallimento se non ce l'hai fatta. Ma qui si tratta proprio di una pratica intesa come abbandono del pensiero di farcela. Alla base di tutto sta l'impulso alla ricerca, la volontà di un conseguimento, la tensione verso una riuscita. È proprio questo tic che è da mettere da parte. "Non preoccupiamoci". Basta la semplicità, la calma: è tutto lì.
Allora l'atteggiamento nei confronti degli oggetti mentali, nella pratica, si delinea al di là di ogni dualismo comportamentale. Se non c'è attaccamento bramoso agli oggetti (mi piace, lo voglio, non posso farne a meno, ...), non c'è neppure quel distacco artificioso, che è sempre innaturale, costruito sopra macerie di tensioni irrisolte, di rancori segreti, di paure. Allora sei al di là del "mi piace" e del "non mi piace", del "mi interessa" e del "ne sono indifferente". Sei un osservatore schietto, quieto, con uno sguardo limpido. Non c'è desiderio, non ci sono timori, non ci sono spiacevolezze. Sempre. Sei accomodante, rilassato, semplice, sereno. Appunto: è tutto lì.