Altri brani tratti dal sutra del Sesto patriarca Hui Neng:
"Attraverso il non-attaccamento si raggiunge [...] uno stato
al di sopra dell'esistenza e della non-esistenza, simile all'acqua che scorre
dolcemente [...]".
Cioè se non ti attacchi le cose sono lasciate nel loro
essere, nel loro fluire, come l'acqua che non incontra ostacoli.
"L'uomo comune è Buddha, e il klesa (contaminazione) è Bodhi (illuminazione).
[...]".
Ovvero: coincidenza tra samsara e nirvana, la realizzazione
dell'istante presente, buddhità nel qui e ora.
"Assumere un atteggiamento né di indifferenza né di attaccamento verso tutte le
cose; ecco cosa si intende per raggiungere la propria Essenza della Mente [...]"
Vanno superati i dualismi. L'abbandono del non attaccamento
non è indifferenza: è la visione perfetta e pulita delle cose.
"È sbagliato insistere sull'idea che senza l'aiuto del pio e del dotto non
possiamo ottenere la liberazione. Perché? Perché è attraverso la nostra innata
saggezza che ci illuminiamo [...]
Conoscere la mente significa ottenere l'illuminazione. Ottenere la liberazione
significa raggiungere il Samadhi [raccoglimento della mente prodotto dalla
meditazione] della Prajna [la saggezza trascendente], che è l''assenza di
pensieri'. Cos'è l''assenza di pensieri'? 'Assenza di pensieri' vuol dire vedere
e conoscere tutti i dharma (le cose) con la mente libera dall'attaccamento.
Quando è all'opera, essa pervade ogni luogo, ma non si attacca a nessun luogo.
Ciò che dobbiamo fare è purificare la nostra mente in modo tale che i sei
vijnana [gli aspetti della coscienza: la coscienza visiva, uditiva, olfattiva,
del gusto, tattile e mentale) nel passare attraverso le sei porte [i cinque
organi di senso e la mente], non siano contaminati né si attacchino ai sei
oggetti di senso [ciò che è visto, che è udito, ecc.]. Quando la nostra mente
lavora liberamente senza ostacoli, ed è in libertà di 'andare' o 'venire', si
raggiunge il Samadhi della Prajna, ossia la liberazione. [...] Ma astenersi dal
pensare, in modo tale che tutti i pensieri siano soppressi, vuol dire essere
dominati dal Dharma, e questa è un'idea sbagliata. [...]".
Con queste ultime parole si vuole dire che il praticante
intenzionate a fermare i propri pensieri è fanaticamente succube
dell'Insegnamento, in una spasmodica ricerca di un'immaginaria perfezione. Una
sorta di fissazione maniaca, dimentica del fatto che la via del Buddha è la via
di mezzo.
"Il Regno di Buddha è in questo mondo,
E qui bisogna cercare l'illuminazione.
Cercare l'illuminazione separandosi da questo mondo
È assurdo come cercare le corna di un coniglio.
Le idee giuste sono dette 'trascendenti';
Le idee sbagliate sono dette 'mondane'.
Quando tutte le idee, giuste o sbagliate, sono lasciate da parte
Appare l'essenza della Bodhi" (dal cap. II).
Quando vengono abbandonati giusto e sbagliato, che necessità
c'è della fuga dal mondo?
"Il Vimalakirti Nirdesa Sutra dice: «La semplicità è il luogo
sacro, la Pura Terra». Non lasciate che la vostra mente sia contorta [...].
Dovremmo praticare la semplicità e non attaccarci a nulla. [...]
Alcuni maestri di meditazione insegnano ai loro discepoli a fare attenzione alla
tranquillità della mente, affinché essa cessi la sua attività. Così i discepoli
abbandonano l'uso della mente. [...] È un grande errore insegnare agli altri a
far così".
Ritorna la critica della soppressione dei pensieri. La mente
naturale non è una mente bloccata, azzerata: è una mente liberata.
"[...] È stata tradizione della nostra scuola prendere
l''Assenza di idee' come oggetto, la 'Non-oggettività' come base, e il 'Non-attaccamento'
come principio fondamentale. 'Assenza di idee' significa non essere trasportati
da alcuna idea particolare nell'esercizio della facoltà mentale. 'Non-oggettività'
significa non essere assorbiti dagli oggetti quando si è in contatto con essi.
Il 'Non-attaccamento' è la caratteristica della nostra Essenza della Mente.
Tutte le cose - buone o cattive, belle o brutte - devono essere considerate
vuote. Anche nei momenti di dispute o di litigi dobbiamo considerare alla stessa
maniera i nostri amici intimi e i nostri nemici, senza mai pensare alla
vendetta. Nell'esercizio della nostra facoltà del pensiero, facciamo morire il
passato. Se lasciamo che i nostri pensieri, passati, presenti e futuri, si
connettano in una serie, limitiamo noi stessi. Al contrario, se non lasciamo che
la mente si attacchi a qualcosa, otterremo la liberazione. [...]".
Il pensiero deve essere libero del passato. Se tutto è vuoto,
nulla è atto ad attaccarvicisi. Abbandonare il passato è riconoscere che la
storia personale dell'io psicologico è una rete che vieta il nuovo, che perpetua
se stessa, che non permette di vedere oltre.
"La nostra mente deve rimanere in disparte dalle circostanze, e per nessun
motivo dobbiamo permettere che esse influenzino la funzione della nostra mente.
Ma è un grande errore trattenere la mente dal pensare [...]
Nell'Essenza della Mente (che è l'incarnazione del vuoto) non vi è
intrinsecamente nulla da raggiungere. [...] Per questa ragione prendiamo
l''Assenza di idee' come scopo della nostra scuola. [...] Dobbiamo liberarci
dalle 'coppie di opposti' e da tutte le concezioni che contaminano. Dobbiamo
fissare la nostra mente sulla vera natura della Tathata [l'essenza della mente],
perché la Tathata è la quintessenza dell'idea, e l'idea è il risultato
dell'attività della Tathata" (dal cap. IV).
Ovvero mente e essenza della mente sono, nel realizzato,
l'una il fiorire dell'altra.