Essere passivo nell'agire e attivo nel vedere" (Jerzy Grotowski)
la meditazione come via
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Essere passivo nell'agire e attivo nel vedere" (Jerzy Grotowski)


Leggiamo due brani di Grotowski. Il primo tratto da Era una specie di vulcano, sua intervista su Gurdjieff:

"Cosa significa organicità? Significa vivere in armonia con le Leggi naturali, però ad un livello primordiale: non dimentichiamoci mai che il corpo è un animale. […] L'organicità ha a che fare con la natura infantile: un bambino è quasi sempre organico. È qualcosa che possediamo in misura maggiore quando siamo giovani […]. È possibile naturalmente prolungare lo stato di organicità combattendo le abitudini acquisite ed i comportamenti condizionati indotti dalla vita quotidiana, frantumando ed eliminando i cliché delle nostre abitudini comportamentali, e [...] facendo ritorno a tutto ciò che è primordiale. La cosa fondamentale, secondo me, è sempre precedere la forma mediante ciò che le sta logicamente a monte, seguendo il processo che conduce alla forma stessa" (in: Bruno de Panafieu (cur.), Georges Ivanovitch Gurdjieff, vol. I, p. 181-182).

Il secondo da Jerzy Grotowski, Testi 1968-1998:

"Si può leggere nei testi antichi:
Noi siamo due. L'uccello che becca e l'uccello che guarda. Uno morirà, uno vivrà. Ebbri d'essere nel tempo, preoccupati di beccare, ci dimentichiamo di fare vivere la parte di noi stessi che guarda. C'è allora il pericolo di esistere soltanto nel tempo, e in alcun modo fuori del tempo. Sentirsi guardati dall'altra parte di sé, quella che è come fuori del tempo, dà l'altra dimensione. [...]
È come uno sguardo immobile, una presenza silenziosa, come il sole che illumina le cose – e basta. [...]
Si tratta di essere passivo nell'agire e attivo nel vedere (al contrario delle abitudini). Passivo vuol dire essere ricettivo. Attivo essere presente. […] Sviluppare non un organismo-massa, organismo dei muscoli, atletico, ma un organismo-canale attraverso cui le energie circolano, le energie si trasformano, il sottile è toccato. [...]
Uno degli accessi alla via creativa consiste nello scoprire in se stessi una corporeità antica [...]. È un fenomeno di reminiscenza [...]. Con uno sfondamento - come nel ritorno di un esule - si può toccare qualcosa che non è più legate alle origini ma - se oso dirlo - all'
origine? Credo di sì. [...] Quando l'essenza è attivata, è come se forti potenzialità si attivassero. La reminiscenza è forse una di queste potenzialità. [...]
Si tratta di invitare il corpo all'«impossibile» [...]. In questo [...] approccio il corpo [...] diventa un canale aperto alle energie e trova la congiunzione fra il rigore degli elementi e il flusso della vita («la spontaneità»). Il corpo allora non si sente come un animale domato o domestico, ma piuttosto come l'animale selvaggio e degno. La gazzella inseguita da una tigre corre con una leggerezza, un'armonia di movimento incredibile. Se la si guarda al rallentatore in un documentario questa corsa della gazzella e della tigre dà un'immagine della vita piena e paradossalmente gioiosa" (pp. 85-87, 106).