“Gli alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori. Io li adoro
quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti. E ancora di
più li adoro quando stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come eremiti
che se la sono svignata per qualche debolezza, ma come grandi uomini soli, come
Beethoven e Nietzsche. Tra le loro fronde stormisce il vento, le loro radici riposano
nell'infinito; ma essi non vi si smarriscono, bensì mirano, con tutte le loro
forze vitali, a un'unica cosa: realizzare la legge che in loro stessi è insita,
costruire la propria forma, rappresentare se stessi. Nulla è più sacro, nulla è
più esemplare di un albero bello e robusto. […]
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la
verità. Essi non predicano dottrine o ricette, predicano, incuranti del singolo,
la legge primordiale della vita. […]
Quando siamo tristi, e non possiamo più sopportare la vita, un albero può dirci:
sta calmo! Sta calmo! guardami! Vivere non è facile, vivere non è difficile.
Questi sono pensieri puerili. Lascia parlare Dio in te e questi pensieri
taceranno. Tu sei angosciato perché il tuo cammino ti porta via dalla madre e
dalla casa. Ma ogni passo e ogni giorno ti portano nuovamente incontro alla
madre. La tua casa non è in questo o quel posto. La tua casa è dentro di te o in
nessun luogo.
La nostalgia del peregrinare mi spezza il cuore quando ascolto gli alberi che a
sera mormorano al vento.
Se si ascoltano con raccoglimento e a lungo, anche la nostalgia del peregrinare
rivela la sua quintessenza e il suo senso. Non è, come sembra, un voler fuggire
al dolore, è desiderio della propria casa, del ricordo della madre, di nuovi
simboli di vita. Conduce a casa. Ogni strada porta a casa, ogni passo è nascita,
ogni passo è morte, ogni tomba è madre.
Così mormora il vento a sera, quando siamo angosciati dai nostri stessi pensieri
puerili. Gli alberi hanno pensieri di lunga durata, di lungo respiro e
tranquilli, come hanno una vita più lunga di noi. Sono più saggi di noi, finché
non li ascoltiamo. Ma quando abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora
proprio la brevità, rapidità e fretta puerile dei nostri pensieri acquista una
letizia senza pari. Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non brama più di
essere un albero. Brama di essere quello che è. Questa è la propria casa. Questa
è la felicità”.