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"Prajna, essere ciò che è" (Bernie Glassman)

 


"Prajna, essere ciò che è" (Bernie Glassman)


Continuiamo a trarre brani da Cerchio infinito - La via buddhista all'illuminazione di Bernie Glassman. Ricordiamo che questa prima parte del testo è un commento al Sutra del Cuore.

"Ricordate Dorothy del Mago di Oz? Qualcuno le indica la strada di mattoni gialli affinché giunga dal Mago di Oz. Ma non c’è una strada di mattoni gialli! Ci siamo già. Dovunque siamo, lì è la strada di mattoni gialli, è il Tao, è maha. […] Ogni cosa è il sentiero; siamo tutti sulla Via. Ma verso dove? Essa non porta da nessuna parte! È il pulsare della vita ovunque.
Il secondo termine del titolo è prajna, che di solito viene tradotto con «saggezza» […]: parliamo di prajna come saggezza della vacuità.
Prajna è vuota, non ha cioè contenuti propri. Non è che l’attività di maha, che è l’Unico Corpo, o tutte le cose così come sono. È la realtà proprio in questo momento, non è nient’altro che questo momento. Se fa caldo, sudiamo; proprio questa azione è prajna. Sudare è la saggezza dell’avere caldo, perché è l’agire di questo momento in quanto caldo. Accendi una candela e la luce è prajna. Se camminiamo sotto la pioggia, ci bagniamo: questo è prajna. Pestiamo gli escrementi di un cane e la scarpa si sporca: è prajna, essere ciò che è.
Anche un nazista che conduce un bambino in una camera a gas di Auschwitz è prajna; dunque non possiamo considerare prajna in termini di giusto e sbagliato, di bene e male. La spada di Manjusri, la spada della saggezza, recide ogni dualismo, lasciando soltanto ciò che è. Quello stato è prajna. Esso è così vasto che molto spesso non ci accorgiamo di sperimentarlo. Per esempio, state sperimentando la caduta di una foglia da un albero del Connecticut proprio in questo momento, anche se non ne siete consapevoli. È prajna. È il suono che sentiamo, la pioggia, la luce del sole, il profumo dei fiori, l’aeroplano lassù, sperimentati direttamente come non separati da noi. Quando le nostre idee e i nostri concetti cadono, con essi cade la separazione da ciò che è, e la caduta di tale separazione è quel che chiamiamo prajna. Poiché prajna è l’agire di maha e maha non è che noi stessi, prajna è il nostro agire e noi non siamo altro che prajna.
[…] Il successivo termine del titolo è paramita, spesso tradotto con «perfezione». Ma param letteralmente significa «raggiungere l’altra sponda». Paramita è «aver raggiunto l’altra sponda», dunque significa «sull’altra sponda». Sapete dov’è l’altra sponda? Alcuni la chiamano Nirvana. Dunque, essere sull’altra sponda significa che il Nirvana è già qui. Vuol dire che abbiamo già raggiunto il luogo in cui siamo un Unico Corpo. Anziché pensare di passare dallo stato di illusione allo stato di illuminazione, paramita significa che ci siamo già. Questa è l’altra sponda; questo è lo stato di illuminazione.
[…] Il Sutra del cuore considera prajna come il veicolo che ci porta dove già siamo: ecco tutto! […] Eppure […], sebbene non esista un’altra sponda, ciò non è né ovvio né accettabile per noi. Siamo sempre in cerca dell’altra sponda, di qualcosa in più, al di fuori di noi, immaginando che finiremo per trovare una sorta di luogo meraviglioso. Rifiutiamo di accettare il fatto che tutto è qui.
Non raggiungiamo l’altra sponda; è l’altra sponda che viene da noi. Accade qualcosa e ci risvegliamo comprendendo che sotto i nostri piedi si stende l’altra sponda. Il nostro stesso corpo è Buddha, e tutti i suoni del mondo, ogni cosa che appare così com’è, sono gli insegnamenti del Buddha" (dal capitolo I).