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"Partire dalla non separazione e portarne testimonianza" (Bernie Glassman)

 


"Partire dalla non separazione e portarne testimonianza" (Bernie Glassman)


Iniziamo a leggere alcuni brani tratti da Cerchio infinito - La via buddhista all'illuminazione di Bernie Glassman. Glassman è allievo di Taizan Maezumi Roshi, ha fondato la Comunità Zen di New York e il Peacemaker Order per i praticanti buddhisti impegnati nell'azione sociale. Di questo testo considereremo unicamente la prima parte, dedicata a un commento al Sutra del Cuore.

"La grande ricerca, da tempo immemorabile, non è stata il perseguimento e nemmeno la realizzazione dell’Unità – la quale sembra esistere dai tempi più remoti -, quanto piuttosto il rendere onore a ogni aspetto particolare, individuale, dell’Unico Corpo come l’Unico Corpo stesso, senza escludere niente e nessuno, senza costringere le cose a essere in un modo particolare per poter far parte di quest’Unico Corpo.
[…] Come facciamo a sapere qual è l’azione appropriata rispetto a un dato momento? […] Non esiste una sola risposta. Qualsiasi risposta dipende dalla situazione, sorge e svanisce con le circostanze. In definitiva, non resta altro da fare che agire a partire dalla non separazione e portarne testimonianza. Non vi è nulla su cui contare, solo il ricco dispiegarsi della vita e la nostra impavida, spontanea risposta a essa, momento per momento" (dall’Introduzione).

 

"Maha Prajnaparamita Hrdaya Sutra

Il cuore della perfezione del sutra della grande saggezza

[…] Il significato del titolo […], se si canta realmente il Sutra del cuore, questo è contenuto interamente nel semplice atto del cantare. Quando cantiamo in modo tale che nient’altro accada, tutta la nostra concentrazione, tutte le nostre energie mentali e fisiche sono condensate nel puro essere il suono A (la prima sillaba del testo originale […]), esiste soltanto questo. Solo A! Solo l’eliminazione di ogni traccia di separazione tra soggetto e oggetto, ovvero lo zazen stesso. […] Tale stato di non separazione è lo stato di sunyata, “vacuità”, o quel che io chiamo non conoscenza. È il cuore della pratica zen, essere totalmente in questo momento, momento dopo momento. […] Quando si è totalmente A, non c’è nemmeno più A; c’è tutto l’universo, c’è ogni cosa.
Ecco l’essenza del primo termine del titolo sanscrito del Sutra del cuore: Maha. […]
Maha indica qualcosa di così grande che non vi è nulla al suo esterno.  […]
Consideriamo noi stessi. Disegno un cerchio che rappresenta ciò che penso di essere. In un certo senso, è quello che facciamo tutti. Quando sostengo che maha significa che non vi è esterno, vuol dire che ogni oggetto da me nominato è dentro il cerchio di me stesso, di ciò che penso di essere. Ogni cosa non è che me stesso. Se osservo la rabbia, è me; non è fuori di me. […] Se ciò è vero, allora ognuno di noi è maha. Se siamo tutti dentro lo stesso cerchio, allora tutto ciò è un Unico Corpo; non c’è esterno. E se non c’è esterno, non c’è nemmeno interno. Si tratta di uno dei più importanti insegnamenti del buddismo e di uno degli insegnamenti fondamentali dello zen.
Quando usiamo il termine «esterno», automaticamente implichiamo il termine correlativo «interno», creando un confine, un cerchio. Se non c’è esterno, perché il cerchio è infinito, non solo non c’è interno, ma non esiste nemmeno più il cerchio. Quel che rimane è una singola entità, una cosa sola. Ecco ciò che si intende con Unico Corpo, che è il significato fondamentale di maha.
Maha include tutto […]. In questo senso maha descrive anche quel che è noto come la Via (Tao). Proprio perché non è né all’esterno né all’interno, maha è la Via. Al contrario, la gente tende a pensare che la Via sia un certo tipo di sentiero o che si riferisca a una via intesa come modo di comportarsi, oppure a una sorta di direzione da seguire. Ma il Tao è ogni cosa. Ognuno di noi è la Via. Ognuno di noi percorre la Via" (dal capitolo I).