All'inizio della lezione abbiamo letto alcune sentenze di
Epicuro, il filosofo greco del IV secolo a.C.:
"L'essere beato e
immortale non ha affanni, ne ad altri ne arreca; è quindi immune da ira e da
gioia sfrenata, perché simili cose sono proprie di un essere debole".
"Non è possibile vivere felicemente senza anche vivere saggiamente, bene e
giustamente, né saggiamente e bene e giustamente senza anche vivere felicemente.
A chi manchi ciò da cui deriva la possibilità di vivere saggiamente, bene,
giustamente, manca anche la possibilità di una vita felice".
"Il giusto è privo in assoluto di turbamento, mentre l'ingiusto è ricolmo del
turbamento più grande".
"Chi conosce i limiti della vita, sa che è facile rimuovere il dolore che
proviene dal bisogno e ottenere ciò che rende la vita perfetta; sì che non ha
affatto bisogno di tendere a cose che comportino lotta".
"Tutti quei desideri che, se non esauditi, non arrecano vera sofferenza non sono
necessari".
"Il supremo frutto dell'autosufficienza è la libertà".
"Chi non si turba trova serenità verso se stesso e verso gli altri".
"Devi ritirarti in te stesso soprattutto quando sei costretto a stare tra la
folla".
"Il grido della carne è: non aver fame, non aver sete, non aver freddo. Colui
che abbia soddisfatto questi bisogni, o che si aspetti di poterli soddisfare,
può gareggiare in felicità anche con Zeus".
"Tu, benché non abbia padronanza del domani, stai rinviando la tua felicità. La
vita si perde nei rinvii, ed ognuno di noi muore senza aver goduto una sola
giornata".
Abbiamo iniziato con l'anapanasati
(consapevolezza del respiro).
Poi la camminata. Ricordiamoci qui che, soprattutto quando arriviamo agli angoli
e ci fermiamo, le tensioni inutili del corpo devono essere azzerate. Dovrebbero
mantenersi azzerate anche durante la camminata: cioè dovrebbero essere attivati
solo quei muscoli che sono strettamente necessari all'esercizio. Se volessimo
concederci l'optimum, dovremmo porre attenzione - durante la camminata - a che
il corpo sia continuamente vuoto di tutto ciò che non è pertinente
all'esercizio, oltre ovviamente ad essere consapevoli del movimento del piede
che si stacca, che avanza e che appoggia. Il resto dovrebbe avere un solo
destino: abbandono.
Poi l'esercizio del puro testimone: vuoto mentale nel quale manteniamo
un'attenzione vigile, quasi all'erta, che registra ogni pensiero che ci arriva.
Lo registra e ritorna al suo centro di quiete. Niente giudizi, valutazioni,
discorsi interiori: solo registrazione.
In ultimo l'esercizio della consapevolezza dei muscoli facciali: fronte,
palpebre, guance superiori, labbra, guance inferiori, ... Registriamo ogni
sensazione che riusciamo a captare, ogni tensione. Così facendo tutto si
rilassa, tutto si svuota. Solo una leggera tensione dovrebbe rimanere: una
piccola pressione mandibolare che permette alle labbra di stare serrate tra
loro. Questo unico sforzo muscolare è mantenuto attraverso la punta della
lingua, la quale si mantiene appoggiata al palato duro. Anche questo aspetto ci
ricorda che non è un semplice esercizio di rilassamento, ma di lucidità.
In
conclusione della lezione abbiamo letto alcuni versi da Mo chao ming -
Illuminazione silenziosa (clicca
qui).