"Tu ora non comprendi cosa sia la pratica della Via" (Dōgen)
la meditazione come via
tra tantrismo, vipassana e zen




 

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"Tu ora non comprendi cosa sia la pratica della Via" (Dōgen)


 

Ieri sera uscendo dalla lezione di meditazione, ho incontrato uno dei cuochi della mensa che era fuori a riposarsi all'aperto dopo il suo turno. Ci siamo messi un po' a parlare. E mi diceva che vorrebbe avere un po' di tempo per venire a lezione da me, ma ha il suo lavoro che è la sua pratica, perché ascoltare e guardare il cliente è la sua pratica, dosare gli ingredienti è la sua pratica, scodellare con precisione è la sua pratica, ecc.

Quanta più pratica qui che in tanti “praticanti” che fanno meditazione per “staccare”.

E mi è venuto in mente quel passaggio di Zorba il greco che adesso a casa sono andato a riprendere in mano. In questa pagina il protagonista dice di Zorba:

Riappesi la lampada al gancio. Zorba era completamente assorto nel suo lavoro: non pensava a null'altro, era divenuto una cosa sola con la terra, il piccone e il carbone”. E Zorba così definisce il suo lavorare:
“Sono tutto preso dal mio lavoro, tutto teso anima e corpo, con l'attenzione fissa alla pietra, al carbone, al santuri".

Il più grande maestro zen della storia, Dōgen Zenji, ebbe un incontro che fu uno dei più importanti della sua vita e che fu fondamentale per il tipo di zen che portò avanti nella sua pratica e nel suo insegnamento. Fu un incontro con un cuoco, con il quale ebbe questo scambio:

Venerabile capo cuoco anziano d'anni, perché invece di dedicarti alla pratica della meditazione e alla custodia dei detti capitali degli antichi sei incappato nei guai del ruolo di cuoco e ti preoccupi solo di lavoro? Che c'è di piacevole in tutto questo?
Fece una gran risata e disse: Caro amico straniero, tu ora non comprendi cosa sia la pratica della Via.
All'udire da lui simili parole, improvvisamente si destò in me un sentimento di sorpresa vergogna".