"Dobbiamo ritrovare una forza di vita in noi" (Arnaud
Desjardins)
Giovedì abbiamo continuato a leggere da L'audacia di vivere di Arnaud
Desjardins:
"Tutte le forme di educazione, anche se non sono
particolarmente religiose, sembrano dire al bambino: «questo va molto bene» e
«questo è male, come hai potuto farlo!». Molto presto, dividiamo il mondo in due
e ci formiamo un'idea di ciò che è bene, vale a dire di ciò che piace ai nostri
genitori o ai nostri educatori, e di ciò che è male, vale a dire, molto
semplicemente, ciò che a loro dispiace. [...]
Per voi si trattava di qualcosa di buono. Per vostro padre o vostra madre, che
per altro voi amavate e ammiravate, era male. Dato che necessariamente sono papà
e mamma che hanno ragione, e quindi sono io che ho sbagliato, non posso più
credere in me. Bisogna che diffidi del mio slancio vitale o delle forme che può
prendere. In seguito tessiamo la nostra prigione come un ragno tesse la sua tela
o un bruco il suo bozzolo, siamo noi stessi che la costruiamo sotto l'impulso
dei nostri educatori soffocando le nostre pulsioni sempre di più.
[...] Non possiamo raggiungere il regno dei cieli negando le forze naturali.
[...] Dobbiamo ritrovare una forza di vita in noi che non sia divisa e in lotta
con se stessa. [...] Energia unica infinita che si esprime attraverso tutte le
morti, tutte le nascite [...].
Il senso generale di soffocamento è collegato al soffocamento della forza di
vivere stessa, dal momento che la forza vitale si è divisa tra il tentativo di
esprimersi e quello di reprimersi. Certamente questa forza di vita può essere
rischiarata, purificata, ma deve essere considerata come l'emanazione della più
alta realtà. La Manifestazione, l'espressione del Non-Manifestato, anima le
nostre cellule, la nostra respirazione, il battito del cuore, e la circolazione
del sangue, sottende tutta la nostra psicologia e [...] l'energia sessuale. Se
non è più in conflitto con se stessa, questa energia può essere dominata,
trasformata, raffinata e posta al servizio di una comprensione più alta. [...]
Avere paura della forza della vita, dello slancio vitale, anche se quello
slancio vitale ci ha messo in difficoltà quando eravamo bambini o adolescenti,
rappresenta un sacrilegio. È un atto blasfemo, è il rifiuto di Dio stesso. [...]
Nella Genesi viene detto qualcosa di inammissibile se non ci riflettiamo
più profondamente: «Dio vide che la sua Creazione era buona». [...] Per noi la
prima applicazione di questa verità [...] è che dobbiamo accettarci
completamente e nella nostra totalità in quanto creature [...]. È soltanto
accettandoci nella nostra totalità che possiamo raggiungere ciò di cui la
shakti [energia] è l'espressione, vale a dire l'illuminazione, l'amore,
l'invulnerabilità, la pace, l'infinito" (da L'audacia di vivere, cap. 1).
Abbiamo iniziato con la consapevolezza del respiro.
Poi la camminata.
Successivamente l'esercizio della consapevolezza a 360 gradi, questa volta però
cercando di mantenerci contemporaneamente aperti e consapevoli dell'intera
situazione in cui ci troviamo ad essere: consapevolezza della nostra postura,
contemporaneamente a alla consapevolezza del nostro respiro, contemporaneamente
alla consapevolezza delle sensazioni del corpo, contemporaneamente alla
consapevolezza del nostro stato mentale, contemporaneamente alla consapevolezza
dei suoni, contemporaneamente (se abbiamo gli occhi aperti) alla consapevolezza
dello spazio attorno a noi, ecc.
In ultimo: zazen.
A conclusione della lezione del lunedì, abbiamo continuato a
leggere brani tratti dal primo volume dei Saggi sul Buddhismo Zen di Daisetz
Teitaro Suzuki (clicca
qui).