"Quando prese commiato da Yunyan, Dongshan chiese: 'Se qualcuno, dopo la tua
morte, mi chiedesse di descrivere la tua realtà, come dovrei rispondere?'. Dopo
un silenzio, Yunyan disse: 'È semplicemente questo'. Dongshan s'immerse
nella riflessione. Yunyan disse: 'Sii più risoluto nella comprensione di questa
materia'.
Dongshan nutriva ancora alcuni dubbi, ma in seguito fu grandemente illuminato
vedendo il proprio riflesso nell'acqua mentre attraversava un fiume. Comprese il
significato di ciò che era avvenuto in precedenza e recitò questi versi:
Non cercate da altri,
O sarete estraniati da voi stessi.
Ora procedo solo,
e Lo incontro ovunque.
Ora è me, ora non sono Quello.
Bisogna comprendere così
Per fondersi con l'essere com'è".
È l'oggettività della realtà. Non la mia, non la tua: la
realtà e nient'altro. La realtà che non ha proprietari, la realtà che è prima e
aldilà di qualsiasi interpretazione, la realtà che non è qualcosa che ti stia
davanti per poter essere letto, sezionato, capito in questo o quel modo,
catalogato. La realtà che è quel qui-e-ora dell'attimo presente, dell'azione
compiuta nel momento del suo realizzarsi, che è quel movimento del corpo che si
dà in quest'istante preciso, il pensiero realizzato attualmente, ... La realtà
che è "semplicemente questo". Qualcosa che non può essere detto con
parole, che non può essere afferrato con i pensieri, con la riflessione.
È questo il doppio errore di Dongshan. Prima pretende una formula che descriva
la realtà di Yunyan; poi riflette sull'indicazione di Yunyan, come se fosse
un'asserzione filosofica, una indicazione rispetto a qualcosa da investigare. Lo
abbiamo detto già tante volte: la questione dell'indicibilità non è dovuta al
fatto che abbiamo a che fare con qualcosa di così vasto che le parole non
riescono a coglierlo. È invece la realtà stessa che spazza via ogni tentativo di
descrizione, ingabbiamento, definizione. Non è che manchino le parole per
parlare di questo 'questo'; è che proprio questo è questo e
niente più. Realizzi la sua autentica realtà, penetri la sua quiddità nel
momento nel quale aderisci ad esso, al di là dei pensieri e delle valutazioni. È
questo: riconoscilo! "Semplicemente questo". Semplicemente,
semplicemente! Nulla di più. Risolutezza necessita: non spiegazioni, non parole,
non riflessioni. Asciuttezza, aderenza e comprensione vanno nella stessa
direzione. Nessuna direzione: la realizzazione di questo. E infatti quand'è che Dongshan giunge alla comprensione? "Nutriva ancora
alcuni dubbi": è il chiacchiericcio interiore, l'infinito dibattersi. Yunyan gli
aveva gettato qualche parola a risposta della sua domanda e lui subito vi si era
catapultato come se avesse dovuto capire con il suo intelletto l'asserzione di Dongshan. Era passato da una gabbia all'altra: dalla ricerca vana di parole di
conforto per la comprensione della realtà, all'altrettanto inutile e infinita
dissezione di una risposta, interpretata come la soluzione di un problema.
Passeggiava meditabondo, riflettendo su quel "È semplicemente questo", e
così era fuori di sé, fuori dalla realtà, era nel suo sciocco mondo di
intellettualismi, di problemi filosofici, di questioni esistenziali. E in un
attimo: il riflesso di se stesso in un fiume. L'illuminazione.
Cosa realizza? La risposta più appropriata, ovviamente, è: questo. E
cioè? Qualcosa di indicibile, di non indicabile. Comunque in modo metaforico e
un po' inopportuno, sicuramente goffo, potremmo fare l'esempio di quando sei assorto in qualcosa, in un pensiero, nella lettura di un
libro, in un ricordo, e poi - istantaneamente - ti volti, o alzi lo sguardo, e
ti vedi riflesso in uno specchio, in una vetrina, mentre cammini fuori. Qualcosa
di improvviso e assolutamente inaspettato. All'inizio non ti riconosci, perché
sei ancora dentro alla tua fantasticheria; ma poi - un attimo - e sei proprio
tu! Lo realizzi in un momento. E senti l'abissale contrasto tra ciò in cui eri
segregato e la fluida e autentica realtà che sei, in cui sei, in cui ti muovi,
che ti circonda e ti compenetra continuamente, infinitamente. Ecco: sei
questo. Al di là delle tue congetture, dei tuoi problemi, dei tuoi tentativi
di soluzione, dei tuoi ragionamenti, delle tue fantasie: questo,
semplicemente questo. Il fiume riflette la semplicità, le disarmanti
naturalezza e genuinità di Dongshan. Non Dongshan e le sue riflessioni, non
Dongshan e la sua domanda sulla descrizione della realtà: solo Dongshan. Tutte
le zavorre sono cadute, le barriere sono scomparse.
Ovunque vada Dongshan, non è mai separato dall'essere così com'è: così è sempre
stato per Dongshan. Ora lo realizza. Ha abbandonato i suoi attaccamenti al
problema e così la sua conoscenza è divenuta chiara. Piena consapevolezza.
Voleva afferrare qualcosa, ma ora ha abbandonato la presa, e ciò che cercava -
ma che non si può cercare -, ora, interrotto il tentativo di ricerca, si
presentifica liberamente, sempre disponibile. Non ha forma, non lo vedi. Per
questo non è qui o là, per questo è sempre con te. Tutto è manifesto, tutto
insegna continuamente.