"Né contaminata, né pura" (Dal Denkoroku)
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"Né contaminata, né pura" (Dal Denkoroku)


"Il mio insegnamento è il lascito degli illuminati del passato: giungere alla conoscenza e alla comprensione della buddhità senza farne una questione di meditazione o di sforzo. Il corpo stesso è Buddha: mente, Buddha, esseri senzienti, illuminazione e contaminazione sono diversi nel nome ma identici nell'essenza. Sappiate che l'essenza della vostra mente è sostanzialmente oltre annientamento ed eternità; la sua natura non è né contaminata né pura. Profondamente immobile, completa, è uguale negli uomini ordinari e nei santi. Agisce liberamente, svincolata dall'attività mentale, intellettiva e cognitiva".

È tutto senza ostacoli, naturalmente libero, semplice nella sua essenza, svuotato da qualsiasi ostruzione. L'ostruzione stessa è solo un pensiero, un inquinante, una costruzione della mente che si ferma e dice a se stessa: c'è un problema. E così lo crea, pensando solo di rilevarlo.
Se hai un problema, ti impegni, ti sforzi, fai della meditazione uno strumento di liberazione. Fallisci, ti perdi la realtà, la sua pienezza, il suo essere lì. La realtà che ti si dà. La realtà che liberamente fluisce, che si squaderna in tutte le direzioni, in aperta disponibilità. Non devi pensarla, non è un problema da risolvere, non è un impegno da assolvere: è la realtà. È quella che è, "non è una questione" su cui lavorare. Il suo essere è già buddhità, così come il corpo è Buddha. Non c'è nessuna meta da raggiungere, nessuno modello da imitare, nessun ottenimento di chissà cosa. Non è un passare da uno stato all'altro. È libertà dagli stati, è al di là di "illuminazione e contaminazione". Non c'è polvere sullo specchio da pulire, non c'è nemmeno specchio. Solo buddhità. Invece dici: oddio, non ci sarà mica polvere?, e dal tuo stesso pensiero, ecco che cade... la polvere.
Nulla va invertito, nulla va bloccato, nulla va annientato. Tutto fluisce e va lasciato nel suo splendido darsi. È quello che è: accorgersene è la Via, sentirlo è la pratica. Cosa c'è da fare? Nulla. È proprio questa la questione: appena fai, blocchi il tutto e ti blocchi. Metti le dita tra i raggi della ruota che corre e ti fai male. Se l'avessi lasciata a sé... Era la bicicletta-Buddha che andava sulla strada-Buddha, e così tu eri un Buddha, così come il fiume a fianco, la parete di quella casa, ... . Nulla distingue l'uomo ordinario dal santo. Tutto è tutto e in tutti. Tutto è vuoto e tutti sono vuoti, svuotati e riempiti dell'essere della realtà. La mente è naturalmente libera: "Agisce liberamente, svincolata dall'attività mentale, intellettiva e cognitiva". Una frase da ripetere quasi come un mantra, che in poche parole arriva al punto.
La mente è libera, è svincolata e proprio per questo è sottile, penetrante, profonda. Le ostruzioni l'appesantiscono, la ingabbiano, l'allontanano dalla realtà, dal pensiero puro, terso; la incatenano. Invece, svuotata di tutto, è libera, è "intellettiva e cognitiva". Non c'è più una mente che pensa la realtà, ma un ricevere la realtà, un abbandono ad essa. Non più due, ma uno. In questo sta la sua completezza. Non le manca nulla: libertà, cognitività, completezza e svincolatezza vanno di pari passo, sono un tutt'uno. Se sei svincolato da tutto ciò che è illusione, sei libero; se sei svincolato, sei cognitivo, i filtri sono caduti, sei nella realtà, sei la realtà; se sei libero, non necessiti di nulla, sei completo in te stesso. La realtà non è più la pena dell'estraneazione da te, ma la tua casa. C'è ancora dualismo qui?