A sedere nella solita postura.
Gli occhi possono rimanere leggermente aperti o chiusi. Spesso risulta, in
questo esercizio, consigliabile lasciarli chiusi, ma ognuno deve verificare da
sé.
L'esercizio consiste nell'accorgersi della nascita di ogni singolo pensiero. Non
è facile, perché appena iniziamo la pratica, ci accorgiamo subito della quantità
sbalorditiva di pensieri che navigano nella nostra mente. La cosa maggiormente
sconfortante è rendersi conto che non solo i pensieri si susseguono l'un l'altro
in modo assai veloce e inconsapevole, ma che si accavallano gli uni sugli altri,
creando stratificazioni di pensieri su pensieri.
Davanti a questa situazione si ha la netta sensazione di non riuscire a scoprire
il bandolo della matassa, per iniziare l'esercizio. Allora è bene porsi in un
atteggiamento di grande vigilanza. Ci dobbiamo comportare così come un uomo
nascosto di soppiatto a fianco di una porta, subito pronto ad avventarsi su chi
passasse da lì: in uno stato di estrema sorveglianza di quel momento preciso nel
quale ha origine il pensiero. Dobbiamo essere dei guardiani assai scrupolosi.
Essere in questo stato conduce già di per sé a un estremo rallentamento della
produzione dei pensieri medesimi. Venendosi così a creare questa nuova
situazione mentale, potremo compiere il nostro esercizio con l'atteggiamento più
appropriato. Questo condizione di estrema vigilanza va mantenuta per la durata
dell'intera pratica.
Ora, in questa condizione, osserviamo i pensieri alla loro origine. Più sarà
intensa la nostra vigilanza e più velocemente ci accorgeremo del loro sorgere.
Al nascere di ogni singolo pensiero, poniamo la domanda silenziosa a noi stessi,
senza verbalizzarla concettualmente: "Da dove viene?". È importante capire la
funzione di questa domanda: il suo deve essere semplicemente un effetto domino,
per far cadere il pensiero sul quale si pone. Non deve invece fare cadere
assolutamente in una serie di riflessioni, intellettualismi, del tipo: "Forse
questo pensiero deriva dalla coscienza, o dall'io, o dalla memoria, o da un
altro pensiero, o da una certa sensazione fisica, ecc.".
Al pensiero appena sorto, quando ancora non ha invaso completamente il mio
schermo mentale, nella sua situazione embrionale, pongo la domanda: "Da dove
viene?", e così il pensiero stesso cade, facendo ritornare la mia consapevolezza
al suo centro. E così via con i pensieri che sorgeranno dopo.
È importante che io mi accorga dei pensieri al loro sorgere, quando ancora non
hanno un potere eccessivo sulla mia mente.
Con il tempo e con la pratica la densità dei pensieri diminuirà ulteriormente.
La mente diverrà una sorta di lago chiaro e quieto sul quale sorgeranno qui e là
bolle d'aria (i pensieri). Una bolla, la domanda "da dove viene?" e la bolla
esplode; un'altra bolla, la domanda e anche questa bolla esplode; ecc.