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Anche il dizionario non aiuta molto
quando sintetizza così : «la meditazione è il raccogliersi della mente nella
considerazione di profondi problemi filosofici o religiosi — pratica religiosa
consistente nel raccogliersi in se stesso a meditare sulle verità della fede —
predica o scritto di carattere ascetico, o di argomento morale e filosofico». A mio avviso ha senz'altro ragione Jiddu Krishnamurti quando afferma che "la meditazione non è la semplice esperienza di qualcosa al di là dei pensieri e dei sentimenti di ogni giorno, né la ricerca di visioni e beatitudini ... La meditazione — che è cessazione del pensiero — apre la porta ad una vastità che trascende ogni immaginazione o congettura; è comprensione del mondo e delle sue vie ... Tutto ciò che il pensiero formula ha in sé il limite dei suoi confini, il pensiero ha sempre un orizzonte, la mente meditativa non ne ha, l'uno deve cessare perché l'altro possa essere ... La meditazione non è una continuazione o una espansione dell'esperienza, al contrario, è la completa inazione che è totale cessazione dell'esperienza; lo svuotarsi del conosciuto ... Se non c'è meditazione, sei come un cieco in un mondo di grande bellezza, luci e colori ... Meditare non è ripetere parole, sperimentare visioni o coltivare il silenzio, questa è una forma di autoipnosi ... La mente meditativa è vedere, osservare, ascoltare senza la parola, senza commento, senza opinione — attentamente e costantemente — il movimento della vita in ogni suo rapporto; allora sopraggiunge un silenzio che è negazione del pensiero, un silenzio che l'osservatore non può richiamare. Se ne facesse esperienza, riconoscendolo, non sarebbe quel silenzio ..." Eh già... "quel silenzio". Un silenzio che solo chi ha realmente meditato svuotando se stesso conosce... Forse sarebbe più facile definire uno dei traguardi della meditazione: la Consapevolezza. A mio avviso lo scopo della pratica meditativa è proprio quello di favorire la percezione naturale della realtà ed ha fra gli obiettivi quello di ottenere la corretta comprensione del funzionamento di ogni cosa. Questa importantissima pratica vuole essere un'investigazione continua della Verità, un esame microscopico del nostro processo di percezioni, ed ha come fine quello di sollevare lo schermo di ingannevoli falsità e convinzioni errate attraverso il quale normalmente l'uomo vede il mondo, un mondo illusorio e artificioso. A ben pensarci non sappiamo chi siamo né comprendiamo i motivi ultimi della nostra esistenza. Non ci conosciamo affatto e troppo spesso arriviamo al punto di mentire a noi stessi, incoerentemente, sia sulle nostre debolezze che sulle motivazioni che le generano. Questo atteggiamento si rivela un vero e proprio rifiuto della Conoscenza ed ha come risultato quello di legarci con un nodo sempre più stretto alla ruota dell'illusione. La meditazione (nel caso specifico mi riferisco alla meditazione Vipassana) non è, come molti pensano, un tentativo di dimenticare se stessi o di occultare i propri problemi; tramite essa possiamo imparare a vedere nel profondo di noi stessi, esattamente come siamo, possiamo finalmente vedere cosa alberga dentro di noi, comprenderne l'essenza ed accettarla pienamente... Essa favorisce la vera intuizione che peraltro può essere ottenuta solo se ci si libera di quei giri logici a cui abbiamo permesso nel tempo di disorientare la nostra mente, solo evacuando dal nostro sé quei circuiti ingannevoli che ci hanno fatto perdere di vista il nostro nucleo ed il reale centro delle causale. Svincolandosi da essi potremo permettere alla nostra realtà superiore di produrre le giuste 'soluzioni' e successivamente alla mente coscente di 'aprirsi' ad essa. La meditazione è come un'attività vivente, che utilizza la concentrazione come strumento in virtù del quale la consapevolezza può avere ragione di quel muro di confusione che normalmente ci separa dalla vivida luce della realtà; questo naturale processo consiste in un costante aumento della consapevolezza applicata ai meccanismi della realtà stessa. Lo scopo che il meditante si propone è
perciò quello di purificare la mente. Di fatto, per meditare, non occorre
'appartenere' ad un particolare credo religioso e non si ha neppure bisogno di
*avere fede*. La meditazione porta lentamente ad una
vera e profonda trasformazione personale. Sono fortemente convinto che nessuna
parola e nessun libro potranno mai descriverci in maniera esaustiva la
meditazione. La meditazione è coltivazione della presenza mentale, in una parola: consapevolezza. Essa è in relazione con quei livelli personali di coscienza che si trovano assai più in profondità rispetto al pensiero simbolico, e proprio per tale motivo molti aspetti della meditazione non si prestano ad essere espressi attraverso le semplici parole. La meditazione non è qualcosa che può essere imparata ricorrendo a termini astratti, non è qualcosa di definibile, ma bensì qualcosa di cui bisogna fare esperienza... essa può essere compresa solo con una buona pratica. Il meditante esegue la sua pratica con un intento specifico: affrontare la realtà, per fare piena e profonda esperienza della vita così come essa è, per entrare in contatto con tutto ciò che vi si trova. Una pratica ben fatta ci permette di dissipare tutte le illusioni, di liberarci da tutte quelle piccole e gentili bugie che continuamente ci diciamo. Purtroppo quasi tutti sin da bambini,
veniamo condizionati molto profondamente da una cultura deviante, impariamo
così, durante il corso della nostra esistenza, a mentire sistematicamente a noi
stessi e quasi sempre in modo estremamente arguto. Gunaratana afferma: «alla vipassana bisogna avvicinarsi con questo atteggiamento: Non importa cosa mi è stato insegnato, voglio dimenticarmi teorie, pregiudizi e stereotipi. Voglio comprendere la vera natura della vita, voglio capire realmente cosa sia l'esperienza di essere vivi. Voglio imparare a conoscere le qualità della vita più vere e profonde, e non voglio accettare le spiegazioni di qualcun altro. Voglio scoprire io stesso tutto ciò»... Difatti lo stesso atteggiamento di base
del buddhismo è profondamente empirico ed antiassolutista. Lo stesso Buddha
Shakyamuni, come Gesù il Cristo del resto, fu decisamente non ortodosso ed
antitradizionalista. Dobbiamo inoltre tenere sempre presente che ciò che abbiamo imparato può e deve spesso essere disimparato. Il primo passo in questa direzione è proprio capire cosa stiamo facendo mentre lo stiamo facendo, mettendoci nella tipica posizione di quieta osservazione. Dobbiamo inoltre ricordare che una buona pratica meditativa induce un cambiamento radicale nel meccanismo della percezione, e porta con sé quella gioia che deriva dall'essersi liberati dal pensiero illusorio ed ossessivo. La meditazione può "aprire la strada" e guidare chiunque lo desideri intensamente, verso una nuovo e corretto atteggiamento, conducendoci a vedere la realtà così come essa è realmente.
Da: http://www.consapevolezza.it/aetos/pensiero/meditazione.asp |
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