La meditazione e' la
base indispensabile per ogni cammino di conoscenza per la vita stessa. Ogni
fede, ogni filosofia ne parla da sempre. Ne esistono innumerevoli forme.
Moltissimi la praticano. Molti ne sono intimoriti. Molti sono gia' dei
meditatori formidabili.
(...)
Il mio approccio con la meditazione e' stato molto sofferto. Ho faticato molto
per iniziare veramente, probabilmente perche' ero prevenuta. Ero stata
spaventata dai discorsi scoraggianti, che mi avevano sottilmente condizionata.
Ma da quando ho iniziato consapevolmente il mio cammino di ricerca, ovviamente
l'ho incontrata continuamente: qualsiasi cosa facessi mi veniva riproposta come
qualche cosa di imprescindibile. Ogni volta svicolavo rifiutando con pretesti
inesistenti e cercando scorciatoie.
Poi mi sono resa conto che molte delle cose che facevo, anche spontaneamente,
erano gia' una forma di meditazione, che la meditazione poteva anche essere
piacevole e semplice. Allora ho deciso che dovevo mettere ordine in quello che
stavo facendo, dovevo mettere a punto un mio programma di lavoro e di conquista.
Cosi', di tentativo in tentativo, il mio cammino e' proseguito sempre piu'
speditamente e con sempre maggiori soddisfazioni e gratificazioni.
Spesso ho remato
faticosamente e mi sembrava di non andare avanti nemmeno di un centimetro.
Spesso mi sono scoraggiata e ho lasciato perdere. Ma poi sono stata nuovamente
spinta a riprendere e proseguire. E questo altalenare continuava a ripetersi.
Quando si ha dentro un sacro fuoco abbastanza forte ci si accorge che ogni
sforzo ha prodotto qualche cosa, anche piccola, ma importante. I risultati non
arrivano direttamente, visibilmente; poco a poco la differenza incomincia a
farsi strada. E allora, senza accorgercene, senza fatica faremo sempre di più e
sempre meglio.
Che cosa è la
Meditazione
Fine della Meditazione
è l'unione dell'individuo con la fonte della vita, con la Mente
Universale, con il Creatore, comunque lo vogliate chiamare.
Qui è importante considerare subito una distinzione che è veramente
fondamentale, cioè la motivazione, lo scopo della Meditazione stessa. Da
questa infatti dipendono i risultati che otterremo.
La molla che ci spinge può essere di due tipi: cercare il controllo della
nostra mente, lo sviluppo suo e dei suoi poteri, oppure cercare il giusto
uso della mente per fini spirituali.
Queste due motivazioni dipendono dalla dualità in cui si svolge tutta la nostra
vita. Qui siamo posti di fronte alla scelta tra il potenziamento per il mondo
materiale o per quello dello spirito.
Gli esercizi possono essere gli stessi, ma la motivazione farà la differenza per
i risultati che otterrete. La differenza nei risultati dipende dalla
motivazione, da quale molla ci spinge, perché i miglioramenti ottenuti dalla
nostra conoscenza e dal nostro potere sono forze neutrali che diventano positive
o negative secondo l'uso che ne facciamo.
Bisogna fare anche attenzione a motivazioni minate anche sottilmente, rivestite
di apparenza di nobiltà. E' importante quindi ripeterci spesso la domanda circa
la vera molla che spinge. La risposta dovrebbe essere inequivocabilmente che
desideriamo conoscere meglio le leggi della natura e della vita, per vivere
meglio e più consapevolmente per noi stessi, ma anche per aiutare altri a
imboccare questa strada evolutiva.
Secondo concetti antichi, espressi dal Dott. Baker, medico ed esoterista
inglese, le finalità della Meditazione si possono riassumere in tre punti:
- Allineamento tra corpo fisico, eterico, astrale, mentale.
- Entrare in contatto con il Sé Superiore.
- Esprimere nel vissuto quotidiano le ispirazioni del mondo spirituale.
E qui vorrei sottolineare l'importanza anche dell'allineamento di cuore e mente.
E' infatti evidente che, per un sano equilibrio, la mente non deve correre
avanti a un cuore in attesa, né trascinarsi dietro al cuore con nostalgia.
(...)
La Meditazione esiste nel passato di tutti i popoli e rappresenta i diversi
tentativi fatti dall'uomo per ritrovare la propria origine trascendente.
La radice della Meditazione è la stessa nelle diverse tradizioni, nonostante le
differenze apparenti, ed è facile trovare tecniche analoghe in tutto il mondo...
Differenze fra
Concentrazione e Meditazione
La concentrazione
è una allenamento controllato volontariamente. E come quando, per imparare ad
andare in bicicletta, proviamo e riproviamo i diversi movimenti. La
Meditazione è quando ormai siamo padroni di tutti i movimenti, ci diamo una
meta e ci dirigiamo verso di essa, senza più pensare a cosa dobbiamo fare per
pedalare e stare in equilibrio.
Un altra differenza è che la concentrazione può anche essere semplicemente utile
nel quotidiano, mentre la Meditazione ha un contenuto spirituale, più elevato,
ma anche più impegnativo.
Così le tecniche di concentrazione possono essere oggetto di studi e
insegnamenti retribuiti, fare parte di corsi veri e propri per una maggiore
efficienza e resa dell'individuo, mentre la vera Meditazione fa parte di una
sfera diversa, soggetta a leggi diverse. La vera Meditazione è quella volta ad
un continuo miglioramento della nostra vita spirituale, con tutto l'impegno che
questo comporta. E' quindi uno studio che segue percorsi particolari...
Meditazione secondo
i Veda e le Upanisad
Una teoria fa risalire
l'origine della Meditazione a circa 5.000 anni fa, ai Veda, antichi testi
sapienziali indiani espressi in forma di miti e simboli, ed è una pratica
fondamentale per mettersi in rapporto con la divinità.
E' un percorso progressivo attraverso diversi livelli di assorbimento profondo,
che richiede una purificazione di tutto l'essere e culmina in una elevazione
illuminante, attraverso il potere evocativo della preghiera con cui l'uomo
raggiunge la dimensione della trascendenza.
E probabile che anticamente venissero anche usate sostanze, pratiche e tecniche
che favorivano cambiamenti di stato. Le tecniche meditative si possono
raggruppare in tre categorie:
- Meditazione mantrica, basata su ripetizioni di parole, frasi, canti,
preghiere, invocazioni, lodi.
- Meditazione visiva, basata sulla visualizzazioni di divinità o dei loro
simboli.
- Meditazione che fonde cuore e mente, basata su un concetto in grado di
assorbire interamente l'attenzione del meditante. Da questa fusione dipende la
veggenza più profonda.
Secondo il Rigveda, antichi testi sacri, meditare significa sospendere le
attività mentali fuorvianti per ritrovare l'uomo reale. Ciò elimina lo sforzo di
apparire ciò che non si è e ci riunisce con la nostra divinità interiore.
Ma la meditazione, proposta nei Veda, viene definita successivamente, nelle
Upanisad, antichi testi sacri nati come commento e conclusione dei Veda ed
espressi in linguaggio diretto. Nelle Upanisad il divino è già dentro di noi, ed
è chiara la distinzione tra "io psicofisico" e "io o sé spirituale". Solo questa
conoscenza può portare l'uomo sulla strada della liberazione dal karma,
liberandolo da maschere, travisamenti, blocchi.
La mente, impegnata in attività conoscitive devianti, travisa le cose e si perde
in miriadi di parole e di concetti, invece di raggiungere l'essenza delle cose.
Da qui nascono le contrapposizioni e la continua fuga da noi stessi in uno
sforzo di mistificazione che porta alla perdita della nostra identità, al senso
di vuoto, ad angosce e paure. La via d'uscita da questa situazione di sofferenza
è la meditazione, che sospende le attività mentali falsificanti e ci porta a
ritrovare noi stessi e il divino dentro di noi, l'energia da cui nascono i
nostri poteri. Per reintegrarci con questa energia dobbiamo meditare sul suo
splendore, integrarlo in noi, nei nostri pensieri, così da trasformarlo in
illuminata visione della realtà. Questa conoscenza ci porta sulla strada della
liberazione dai legami karmici.
L"io" esterno dell'uomo è il prodotto dalla famiglia, dalla eredità genetica,
dall'ambiente, mentre il suo sé spirituale è incontaminato e incondizionato. Il
sé individuale che è in noi è parte del Sé cosmico che tutto comprende, li ha le
sue radici. Dentro di noi, qui e ora è la risposta alle domande: "Chi
siamo? e da dove veniamo?". La verità può essere conosciuta attraverso una
esperienza interiore, perché è dentro di noi. E in noi dobbiamo anche riunire la
nostra parte maschile con quella femminile per ritrovare la nostra originaria
unità, alla quale tendiamo.
Sintetizzando tutti i concetti contenuti in questi testi, seguendo diverse
pratiche meditative, arriviamo a uno stato di non-pensiero che ci permette di
comprendere le verità fondamentali della condizione umana. E questa conoscenza
deve diventare "vissuto".
Libri consigliati:
Jeanine Miller - I Veda - Ubaldini Ed.
Upanisad antiche e medie - Ed. Boringhieri
Meditazione secondo
il Buddismo
2.500 anni fa, quando
visse il Buddha, la meditazione era già praticata secondo diverse
tradizioni. Egli ne sperimentò alcune, ma senza piena soddisfazione: voleva
eliminare la sofferenza dal mondo in modo permanente, attraverso un cambiamento
radicale della condizione umana.
E l'illuminazione gli venne durante la ormai famosa meditazione sotto l'albero.
Ma la cosa importante è che sotto l'albero si è messo a meditare
spontaneamente, spinto da una esigenza interiore molto forte, non durante
una classe, non per volontà, ma per una autentica forte aspirazione interiore.
Le classi gli avevano dato le basi, per seguirle c'era voluta la volontà, ma la
vera meditazione è nata dentro di lui. In quella meditazione ha pensato a lungo
a ciò che aveva fatto, poi si è messo ad osservare i suoi pensieri da fuori,
come se appartenessero ad altri. E le cose gli sono apparse prive di contenuto,
esistenti unicamente come effetti interdipendenti di un gigantesco processo;
anche l'io gli è apparso come un aggregato temporaneo di funzioni: l'essenza di
tutti i fenomeni è la vacuità, per questo gli sforzi di essere qualche
cosa falliscono. Il frutto della sua meditazione non è stato il risultato di uno
sforzo per conseguire qualche cosa, ma di una autentica esigenza interiore. Lo
sforzo di diventare qualche cosa è il principale ostacolo dell'uomo ad essere se
stesso.
Per il Buddismo non bastano le buone intenzioni e una condotta retta per farci
raggiungere l'illuminazione. Ci vogliono anche chiara comprensione, penetrante
consapevolezza, mancanza di egocentrismo e costante Meditazione. Le scritture
buddiste distinguono fra "arhat", colui che ha conseguito
l'illuminazione, ma non la comunica agli altri, e "bodhisattva", colui
che ha conseguito l'illuminazione e si propone di aiutare gli altri. Questa
importante differenza ha originato due correnti fondamentali del Buddismo:
Hinayana o Piccolo Veicolo, e Mahayana, o Grande Veicolo.
Quest'ultima si basa sul concetto che il bodhisattva rinuncia ad entrare nel
nirvana e rimane nel ciclo delle reincarnazioni per aiutare gli altri esseri
senzienti a raggiungere l'illuminazione. Il bodhisattva deve comunicare e
trasmettere un insegnamento che non è definibile né concettualizzabile, che non
è svelabile a parole, ma che si può raggiungere solo attraverso l'esperienza.
Così egli rimane un mediatore tra l'uomo e la verità, è l'incarnazione del
messaggio, quindi dà alla parola la dimensione che essa non può avere, perché
non basta conoscere la via, bisogna anche percorrerla.
Il bodhisattva è un aiuto, ma può anche essere un ostacolo quando l'allievo si
abbandona ad un contatto passivo con il suo maestro, quando manca un contenuto
realizzativo. Per questo lo Zen ammonisce: "Se incontri Buddha, uccidilo!".
Il Grande Veicolo favorisce una graduale liberazione con la devozione, l'etica,
la compassione, la riflessione, la quiete mentale, mentre il Piccolo Veicolo
favorisce la possibilità di una realizzazione immediata con la tecnica della
presenza mentale, della consapevolezza, della penetrazione intuitiva. I metodi
di Meditazione delle due correnti sono simili e sono preceduti da 7 punti
fondamentali, che hanno lo scopo di preparare l'allievo alla Meditazione
attraverso comportamenti, conoscenze, purificazione e che con la Meditazione
costituiscono l'ottuplice sentiero:
- retta opinione, cioè conoscere la realtà autentica delle cose;
- retto pensiero, o retta intenzione, cioè atteggiamenti improntati a
compassione e armonia, senza egoismo ed emotività;
- retta parola, cioè attenersi scrupolosamente alla verità;
- retta azione, cioè non compiere nessun atto che possa creare
sofferenza;
- retto modo di vivere, cioè non compiere azioni inutili;
- retto sforzo, cioè combattere il male esistente e adoperarsi per
prevenirlo;
- retta memoria, o ricordare le verità fondamentali;
- retta Meditazione, cioè la Meditazione che dà forza ai sette punti
precedenti. Questo è il punto che distingue il Buddismo da altre vie piene di
precetti, regole, comandamenti, da sentieri lastricati da buone intenzioni, ma
incapaci dì trasformare la personalità. E' la Meditazione che permette a questi
punti di penetrare profondamente nell'allievo, di orientare la sua vita e di
favorire un suo sostanziale cambiamento.
Buddha ha fuso elementì di diverse tradizioni con tecniche di meditazione che
permettono di passare da enunciazione, conoscenza, comprensione intellettuale
fino ad arrivare alla realizzazione concreta.
Libri consigliati:
N. Thera - Il cuore della meditazione Buddista - Ubaldini Ed.
Dhiravamsa - La via del non attaccamento - Ubaldini Ed.
Meditazione secondo
il Tao
Il Tao te ching, libro
fondamentale del Tao è attribuito a Lao tzu, un maestro vissuto nel VI
secolo a.C.
Il Tao è l'inconoscibile per eccellenza, ciò che non può essere definito, ma che
permette la conoscenza. E' il perenne mutamento, il continuo divenire
dall'essere al non essere e dal non essere all'essere.
L'uomo che non è capace di osservare gli avvenimenti, non osserva, non riflette,
non medita, che usa la volontà senza tenere conto delle circostanze, che vive in
base alla razionalità, a rigida volontà di potenza, frastornato da troppe parole
ed opinioni, alla lunga vedrà fallire i suoi sforzi.
Tutto è in continuo divenire, ogni polo si alterna al suo opposto, ogni cosa,
ogni evento è condizionato dagli altri e condiziona gli altri. Il Taoista sa che
ogni volontà, sforzo, desiderio, ambizione, mette in azione una forza contraria,
che gli opposti si generano l'un l'altro. Ogni cosa che succede ha un senso
relativamente al tutto, ha una funzione nell'insieme della creazione e della
vita.
Principio fondamentale del Taoismo è il non agire contro natura, ma
assecondare gli accadimenti. L'atteggiamento della durezza, della reazione,
della conquista, della forza, della potenza sono sempre perdenti. Quindi: non
contrastare, ma aderire, non imporre, evitare gli scontri frontali, meglio
fermarsi.
La Meditazione Táoista ci chiede di fare il vuoto totale, di dimenticarci di
tutto e di unirci a ciò che abbraccia il tutto. La sostanza delle cose è un
nucleo di vuoto attorno al quale si mette la forma, è il non essere. Il vuoto
Taoista è un continuum, un campo di azione indistruttibile e immortale.
La via è indefinibile, in continua-trasformazione, ma non è inafferrabile:
esistono sempre dei segnali che permettono all'attento osservatore di capire in
che direzione sta andando, a quali risultati sta andando incontro, quale
comportamento è preferibile. Da questo concetto è nato l'I Ching, o libro
dei mutamenti, che ci permette di indagare negli avvenimenti per conoscerli e
potersene servire.
La tecnica di meditazione è la difficile arte del non intervento, della non
azione, della osservazione fatta in punta di piedi per non turbare gli eventi,
ma che ci porta a conoscerli per potere aderire ad essi e da essi farci
supportare.
Libri consigliati:
Tao te ching - Ed. Adelphi
Zhuang-zi - Ed. Adelphi
I Ching - Ed. Astrolabio
Meditazione secondo
gli Yogasutra di Patanjali
Patanjali è vissuto
tra il Il e il RI secolo d.C. ed ha fatto il primo tentativo di riassumere gli
insegnamenti Yoga. Egli è partito da una base filosofica che ci dà una
classificazione delle strutture del mondo tanto materiale che spirituale. Non
crede che la sola conoscenza metafisica possa portare l'uomo alla liberazione,
ma ritiene necessarie anche una tecnica di ascesi e una di Meditazione. Quindi è
necessario arrivare a fermare l'attività mentale, e a questo si arriva
attraverso una tecnica psico-fisiologica che possa sostituire al normale stato
di coscienza uno stato di comprensione e di identificazione della realtà
metafisica. In pratica, per liberarci dall'ignoranza, dagli errori nella
conoscenza e dalle sofferenze che ne derivano, è necessario percorrere gli otto
stadi del Rajayoga, come descritto negli Yogasutra: requisiti
morali, requisiti disciplinari, posizioni fisiche, controllo della respirazione,
controllo delle emozioni, concentrazione, Meditazione, arresto dell'attività
mentale e raggiungimento dell'illuminazione. In pratica lo Yogi si libera dagli
ostacoli di questa vita per tornare alla condizione originaria che è divina.
Libri consigliati:
Gli antichi insegnamenti dello Yoga - Ed. Gruppo Futura
Patanjali - Gli aforismi sullo Yoga - Ed. Boringhieri
Rammurti Mishra - Principi fondamentali dello Yoga Ed. Cappelli
Meditazione secondo
lo Zen
Circa 15 secoli fa,
Bodhidharma, maestro indiano di Meditazione, andò in Cina a portare le sue
tecniche che, per successive trasformazioni dovute a diverse pronunce, hanno poi
preso il nome di "Zen". A quel tempo il Buddismo cinese era ricco di cerimonie,
riti, dei da adorare, dogmi, testi sacri, ma povero di contenuti. Bodhidhanna
portò un rinnovamento spirituale a quel punto necessario e salutare.
Metafisica e morale sono prodotti della mente e la mente è il principale
ostacolo all'illuminazione. Lo Zen, tecnica che abolisce ogni orpello,
esteriorità, tradizione, filosofia è l'essenza della Meditazione, della
Meditazione come assorbimento diretto.
Il pensiero di qualche cosa non potrà mai essere la cosa stessa. Qualsiasi
strumento di osservazione interferisce con l'oggetto osservato, così anche la
mente sovrappone le proprie categorie conoscitive agli oggetti conosciuti. Così
la Meditazione Zen va diritta alla fonte dello spirito, al volto originario di
ciascuno di noi, al non pensiero da cui scaturisce il pensiero. Rigore ed
essenzialità sono le sue prerogative. Secondo lo Zen l'unica via possibile è
quella di allontanare da noi il nostro mezzo mentale per riuscire a
vedere senza di esso, perché il risveglio si verifica con il contatto diretto
con le cose, spogliate di concetti e significati. L'insegnamento Zen si
trasmette da Maestro ad allievo, da spirito a spirito, non su basi verbali,
perché in nessun caso un concetto può rappresentare la realtà.
Del resto anche Buddha non amava le disquisizioni filosofiche, e Lao-Tzu ha
detto: "Chi conosce il Tao non ne parla e chi ne parla non lo conosce".
Strumento dello Zen sono i Koan, proposizioni irresolvibili logicamente,
che hanno lo scopo di far capire che la ragione non è in grado di risolvere il
problema centrale della conoscenza di sé. Il ragionamento viene usato per
distruggere il Koan e per metterne in evidenza i limiti. Infatti nessun
procedimento discorsivo, per quanto lungo, porta alla soluzione, ma con la lunga
riflessione sul Koan nell'allievo si produce il vuoto mentale, lo stato di non
pensiero in cui potrà ricevere l'illuminazione.
Alcuni metodi usati dallo Zen hanno lo scopo di mettere in evidenza
contraddizioni e limiti della mente e di portare la tensione intellettuale fino
a un punto di rottura in cui la ragione si ferma da sola, perché non è più
capace di proseguire.
Libri consiglíati:
Eugen Herringel - Lo Zen e il tiro con l'arco - Ed. Adelphi
N. Senzaki e P. Reps - 101 storie Zen - Ed. Adelphi
Katsuki Sekida - La pratica dello Zen - Ubaldini Ed.
Meditazione Ebraica
Già l'Antico
Testamento accenna a tecniche di Meditazione e scuole profetiche. E i
profeti utilizzavano arpe, tamburi, cetre e flauti e cercavano l'estasi, cioè la
discesa dello Spirito su di loro.
Il profeta ebraico è l'uomo che, ispirato da Dio, cerca di riportare la
religione all'antica purezza e la Meditazione ebraica, fatta sulla parola di
Dio, un Dio assoluto che non ama le mezze misure, richiede per questo una
dedizione totale.
Ma l'interpretazione di una rivelazione fatta con il linguaggio umano, con tutti
i suoi-limiti, richiede un grande lavoro. Da queste esigenze è nata la Cabala,
come sistema di interpretazione dei testi sacri, che ha costituito la più
importante tradizione mistico-esoterica della storia ebraica. I testi sacri sono
considerati una manifestazione del divino, sono la parola stessa di Dio
cristallizzata. Così ogni nome, ogni lettera è una concentrazione di energia
trascendente e ha significati diversi al di là di ogni interpretazione
letterale. Ne deriva che ogni preghiera, ogni ripetizione di un nome sacro
diventano dei Mantra, vibrazioni superiori. Quindi la Meditazione è una
azione mistica che stimola il potere creatore, ricostruendo l'unità originaria,
rotta con il peccato. L'anima caduta, attraverso la Meditazione, può
ripercorrere il percorso inverso della materializzazione, procedendo verso la
spiritualizzazione.
In pratica l'uomo, guardando se stesso da fuori, con distacco, si trova ad un
livello di coscienza superiore che, se mantenuto sufficientemente a lungo, lo
porta ad accedere a livelli superiori; questo lo si può ottenere con l'aiuto di
un maestro che utilizzerà preghiere e rituali tradizionali non solo come
rappresentazione, ma come stimolo per mettere in azione forze trascendenti che
altrimenti resterebbero inattive.
Libri consigliati:
Dion Fortune - La Cabala mistica - Ed. Astrolabio
Will Parfitt - Cabbalah - Ed. Piemme
Meditazione
Cristiana
Nelle culture Ebraica,
Cristiana e Mussulmana, c'è la conferma che la Meditazione, considerata come
mezzo per mettersi in contatto con la divinità, esiste in tutte le religioni.
Gesù, con il suo atteggiamento critico nei confronti del fariseismo,
indica il rifiuto di una religiosità formale ed esteriore, per privilegiare la
ricerca di Dio nella nostra interiorità: il Regno dei Cieli è "dentro di noi",
ma è anche il "tesoro nascosto" vicino a noi. Il rapporto fra l'uomo e
Dio si basa sull'adorazione, che è una forma di Meditazione. Anche i metodi di
preghiera e attenzione portano ad una adesione spirituale totale: "Svegliati, tu
che dormi, e Cristo ti illuminerà". La Meditazione Cristiana ci porta a
riscoprire in noi lo spirito divino: siamo figli di Dio e, se siamo suoi figli,
siamo anche suoi eredi e coeredi di Cristo. La preghiera meditativa, il cui
scopo è l'illuminazione e la contemplazione di Dio, era la Meditazione
preferita da Gesù, che al tempo stesso ci invitava a pregare "nel segreto" e a
"non moltiplicare le parole". Essa è un metodo per mettersi in comunicazione con
il divino, non per chiedere qualche cosa, ma per un continuo, costante dialogo
con Dio, che è anche dentro di noi.
San Paolo, nella lettera ai Romani (8,26) fa una puntualizzazione importante:
"Realmente con la nostra intelligenza non si può pregare, se non mettendosi in
posizione di ascolto e se prima di essa lo spirito non prega".
Il Cristianesimo d'Oriente, che considera contemplativi e mistici come la più
alta espressione di spiritualità, ha molto in comune con pratiche meditative
orientali: distaccarci dalla esteriorità, purificarci e concentrarci per tornare
in possesso di noi stessi e di tutti i nostri poteri. Il Cristianesimo
Occidentale ha considerati con sospetto questi mistici, come esseri capaci di
sottrarsi all'autorità della Chiesa. Malgrado questo ci sono mistici
nella Chiesa Occidentale che sono passati dall'esperienza di tecniche meditative
orientali. Citiamo primo fra tutti Sant'Agostino che, prima di convertirsi al
Cristianesimo aveva praticato il manicheismo e studiato il neoplatonismo.
Numerosi sono i Santi che ci hanno lasciati insegnamenti importantissimi e
sempre attuali. Ne citerò solo alcuni. Ignazio di Loyola, che ci indica
una Meditazione discorsiva, basata principalmente sull'uso dell'immaginazione e
della visualizzazione; Santa Teresa di Avila, che pone al centro della
attività spirituale I'"Orazione mentale", cioè un frequente intimo colloquio con
Dio; San Giovanni della Croce, per il quale due sono i punti fondamentali
per arrivare a contemplare Dio: il distacco dei sensi e il distacco dello
spirito. Così facendo si passa dalla meditazione alla contemplazione e dalla
contemplazione all'unione.
Ma esaminando i metodi contemplativi di Oriente ed Occidente, si profila un
unico processo meditativo, anche se le due correnti parlano di conoscenza
contemplativa del Sé e conoscenza contemplativa di Dio, poiché Dio è la nostra
stessa interiorità.
Libri consigliati:
Racconti di un pellegrino russo - Ed. Rusconi
Sant'Agostino - Le confessioni - Ed. Mondadori
Ignacio de Loyola - Esercizi spirituali - Ed. Mondadori
S. Teresa di Avila - Opere - Ed. Rizzoli
S. Giovanni della Croce - Opere - Ed. Postulazione Generale dei Carmelitani
Scalzi
Enomiya Lassalle - Meditazione zen e preghiera cristiana - Ed. Paoline
Meditazione
Islamica
Principalmente si
tratta di quella forma di misticismo conosciuta come Sufismo. Secondo
questa tradizione la via può essere percorsa solo da chi è interamente sgombro,
e non ha bisogno di nulla, tranne che di Dio. Sufl è colui che muore all'ego e
rinasce alla verità. Il Sufismo è una via diretta alla trascendenza e quindi una
negazione del formalismo religioso, della liturgia esteriore, dei riti
ripetitivi.
Per trovare Dio bisogna liberarsi da condizionamenti, legami, possessi e
da ogni identificazione psicologica.
La Meditazione islamica cerca di entrare in contatto con il trascendente e di
rimanerci, annullando tutto ciò che è fenomenico, molteplice, contingente,
immanente; cioè, se si cancellano le tracce materiali, rimane la divinità. I
Maestri Sufi cercano di risvegliare l'anima dai suoi torpori umani, attraverso
shock mentali e paradossi contenuti in racconti didattici, leggende, aforismi
che possono rivelare all'improvviso significati reconditi.
Esistono numerosi Maestri e scuole Sufi, nate dal loro carisma, dove vengono
trasmessi, non solo nozioni e principi, ma gli allievi divengono partecipi dei
poteri del loro Maestro. Per questo i loro insegnamenti sono tenuti segreti o
celati dietro simbolismi ermetici che li nascondono a chi non è in grado di
interpretarli correttamente. La segretezza e la struttura in cerchi concentrici
delle confraternite ha permesso loro di sopravvivere a numerose persecuzioni.
Il Corano sottolinea spesso l'importanza della Meditazione come
invocazione e ricordo costante della presenza divina e come preparazione
psicologica ad accoglierla.
Libri consigliati:
Rumi - I detti di Rabi'a - Ed. Adelphi
Gabriel Mandel - Il Sufismo vertice della piramide esoterica - Ed. SugarCo
Hazrat Inayat Khan - La purificazione della mente Ed. Mediterranee
Meditazione secondo
Aurobindo
Aurobindo è
nato a Calcutta, in India, nel 1872. La sua ricerca spirituale non segue nessuna
via o scuola tradizionale e fonde la cultura occidentale con la sapienza
orientale. Riprende il concetto che nell'uomo ci sono grandi poteri latenti che
devono essere recuperati, attivati e utilizzati attraverso la Meditazione. Non
c'è contrasto con il Cristianesimo, se aggiungiamo che attraverso la meditazione
è lo Spirito Santo che attiva questi poteri, dandoci la Grazia. Questa è la via
del suo Yoga, che si propone di accelerare una evoluzione che è in corso.
Lo Spirito è la volta dell'esistenza universale, la Materia è la sua base, la
Mente è il legame che li unisce. Ma lo Spirito è anche dentro di noi; dobbiamo
quindi riconoscere la spiritualità del corpo e tendere a reintegrarci con il
nostro originario stato divino. Secondo Aurobindo, l'uomo si realizza nella sua
integrità di corpo, mente, spirito, e grazie a questa armonia può arrivare la
conoscenza di sé. Dobbiamo avere una intensa aspirazione al trascendente e i
risultati dipenderanno dal desiderio e dall'impegno personale. E il risultato è
un contatto duraturo con il divino, accompagnato da una autentica
armonizzazione fra vita interiore e vita esteriore, che si manifesta in
tutto il vissuto ed è utilizzata per costruire un mondo migliore. Questa
conquista può arrivare in un lampo, ma è preceduta da un allenamento della Mente
attraverso la concentrazione.
Mère, continuatrice dell'opera di Aurobindo, ha scoperto che c'è un
grande potere in fondo all'inconscio ed ha compreso che è separato da noi solo
dalle radici della mente. Le nostre memorie, la nostra cultura, i nostri
condizionamenti sono questa barriera; la coscienza si è autolimitata
restringendo il proprio campo di azione e creando un inconscio mentale, che se
non è conosciuto si oppone al cambiamento. Comprendere di più e aumentare la
nostra consapevolezza è la via per riunire ciò che è stato separato.
Libri consigliati:
Aurobindo - La via divina - Ed. Galeati
Aurobindo - Guida allo yoga - Ed. Mediterranee
Mère - Colloqui sullo yoga integrale - Ed. Mediterranee
Meditazione secondo
Gurdjieff
Gurdjieff è
nato in un paese al confine tra Europa ed Asia nel 1877. Secondo Gurdjieff
l'uomo è "addormentato", la sua coscienza è ipnotizzata e confusa: egli
non si conosce e vive come un automa, senza controllo su pulsioni, emozioni,
fantasie, senza conoscerne le reali motivazioni. Quando si rende conto di ciò,
l'uomo ha tre vie possibili per risvegliarsi e riacquistare l'unità dei tre
piani su cui vive: fisico, emotivo-sentimentale, intellettivo.
- La prima è la via del fachiro, cioè del controllo del corpo fisico.
- La seconda è la via del monaco, cioè della fede in Dio e del sacrificio della
propria volontà.
- La terza è la via dello Yogi, basata sullo sviluppo della conoscenza e quindi
dell'intelletto.
Ma queste strade, oltre ad essere lunghe e difficili sono parziali.
Lui propone una "Quarta via", che non richiede di rinunciare al mondo,
permette di lavorare sulle tre dimensioni, è personalizzata ed è basata sulla
comprensione di tutto ciò che è incosciente o involontario e sulla
riappropriazione dell'essenza. L'uomo della "Quarta via" vive nel mondo, ha
conoscenze sufficienti per potersi risvegliare, e sa che solo uno sforzo
cosciente può liberarlo dagli automatismi della vita normale.
La proposta di Gurdjieff si basa sullo sviluppo della consapevolezza,
accompagnato da un incremento dell'emotività e dell'energia, sulla conoscenza di
noi stessi. L'uomo crede di essere libero, consapevole, responsabile e non si
rende conto di essere guidato da forze superiori.
Un mezzo di conoscenza molto interessante in Gurdjieff è la danza: il
linguaggio del corpo esprime ciò che è dentro di noi. Attraverso la danza
possiamo esprimerci e conoscerci. Per fare questo ha riproposto le danze dei
Dervisci.
Per riassumere, Gurdjieff tende a risvegliare l'uomo, ad impedirgli di
essere dipendente dalle forze che dominano il mondo, fargli recuperare la sua
unità, stimolarlo alla conoscenza di sé, fargli costruire un nuovo centro
psichico che possa guidarlo verso la sua autonomia, vivendo a pieno le occasioni
che gli capitano nella vita.
Libri consigliati:
Gurdjieff - Incontri con uomini straordinari - Ed. Adelphi
P.D. Ouspeski - La quarta via - Ed. Astrolabio
P.D. Ouspeski - Frammenti di un insegnamento sconoscíuto - Ed. Astrolabio
Meditazione secondo
Paramahansa Yogananda
Paramahansa
Yogananda è vissuto in India fra il 1893 e il 1952. Il suo libro
"Autobiografia di uno Yogi" ha il merito di avere accostato al mondo
affascinante dello Yoga le ultime generazioni. La tecnica da lui insegnata è
quella dell'antico Krya-Yoga, Yoga psicofisico che tende a risvegliare i
Chakra spirituali.
Per prima cosa bisogna ottenere il controllo dei desideri della mente, poi
arrivare alla consapevolezza dei movimenti del respiro, La sua tecnica comprende
anche la Meditazione sul suono primordiale dell'Universo, la sillaba sacra Om,
o Aum.
Lo Yogí si è liberato dai legami del corpo. Normalmente il flusso di energia
vitale è diretto verso l'esterno e si disperde nelle diverse attività
sensoriali. Con la pratica del Krya-Yoga si inverte la direzione del flusso, che
va verso l'intemo e li si sposta mentalmente attraverso i centri spinali fino al
settimo Chakra, quello che si trova al sommo del capo. Così facendo si può
arrivare a controllare la mente attraverso la forza vitale. Questa è la via più
facile, efficace e scientifica per raggiungere l'Infinito.
Libri consigliati:
Babaji lo yogi immortale - Ed. Gruppo Futura
P. Yogananda - Autobiografia di uno yogi - Ed. Astrolabio
P. Yogananda - L'eterna ricerca dell'uomo - Ed. Astrolabio
Meditazione secondo
Krishnamurti
Krishnamurti è
nato nell'India meridionale nel 1895. Egli sembra negare ogni tipo di
Meditazione tradizionale e ogni tecnica della cultura orientale. In realtà il
suo riesame critico di ogni concetto acquisito è valso a fare di lui uno dei più
grandi divulgatori e adattatori della Meditazione in Occidente. Egli ha lottato
contro i condizionamenti storici e contro le barriere culturali costruite
artificialmente attorno a noi stessi che imprigionano una quantità enorme di
energia che, una volta liberata, diventa disponibile per la nostra evoluzione
spirituale. Tutto questo è la Meditazione di Krishnamurti: il processo di
liberazione da tutti i pregiudizi che l'educazione rigida e la cultura
patriarcale ci hanno instillati, per arrivare a vedere e vivere la vita nella
sua realtà, in modo diretto e spontaneo.
Quando osserviamo qualche cosa che ci interessa profondamente, abbiamo con essa
un contatto diretto, diventiamo la cosa stessa, allora l'osservazione diventa
pura. Ma nessun maestro ci può insegnare niente a questo proposito, nessuno ci
può insegnare a meditare.
Krishnamurti dice che noi possiamo diventare i migliori maestri di noi stessi.
Per lui la meditazione è un modo di essere, uno stile di vita.
Libri consigliati:
Krishnamurti ha scritto numerosi libri. Cito qui un libro che ne riassume
l'insegnamento:
B. Ortolani - Krishnamurti, sintesi dell'insegnamento - Ed. LEtà dell'acquario
Meditazione
Vipassana
Nasce dalla tradizione
buddista e fonde gli insegnamenti più ortodossi del Buddismo, in
particolare del Piccolo Veicolo, ritenuto il più moderno, con la psicologia,
mostrando così che dalla fusione tra Oriente e Occidente possono nascere i più
efficaci strumenti di Meditazione.
Uno dei suoi Maestri più noti è stato Dhiravamsa, nato in Thailandia e
vissuto in Inghilterra.
Vipassana in lingua Pali significa "visione profonda" o "visione
intuitiva". Questo chiarisce meglio il concetto che la mente non deve essere
incanalata, focalizzata o forzata, ma va lasciata scorrere liberamente,
mettendosi ad osservare tutto ciò che da essa sgorga spontaneamente. Non è
necessario concentrarsi su un oggetto esterno per raggiungere uno stato di
quiete mentale, ma piuttosto bisogna cercare di vedere la realtà com'è nella sua
totalità.
E' una tecnica detta della "presenza mentale" in cui si cerca di essere
consapevoli di sensazioni, pensieri, atteggiamenti, desideri, sentimenti e
reazioni, nonché delle posizioni del corpo e di ogni movimento, interno o
esterno.
Per prima cosa bisogna seguire i movimenti del respiro, senza influenzarlo.
Quando la mente si distrae, si riporta l'attenzione al respiro, tornando al
presente, qui e ora. La Vipassana non esclude nulla: non è impoirtante l'oggetto
dell'attenzione, ma l'attenzione stessa.
E' necessario comprendere tutto ciò che avviene per non esserne dominati. Così
una costante penetrazione intuitiva degli eventi e la consapevolezza che ne
deriva, sono un importante strumento di trasformazione, che portano a scioglie
il karma. Poco a poco la Meditazione Vipassana ci porta a lasciare il piano
degli impulsi, per portarci su quello della coscienza e come primo effetto ci
libera dal desiderio, trasformandolo in energia creativa. Possiamo fare questa
Meditazione in qualsiasi circostanza della nostra vita, non solo in momenti,
situazioni e posizioni dedicate. La sua modernità è evidenzíata dal fatto che ci
invita a vivere costantemente nel presente, ad abbandonare schemi, categorie,
pregiudizi, opinioni, ideologie, tutto ciò che non viene dalla nostra personale
esperienza e sperimentazione.
Libri consigliati:
Dhiravamsa - La via dinamica alla meditazione - Ubaldini Ed.
Joseph Goldstein - L'esperienza della Meditazione Ed. Laterza
Meditazione secondo
gli Hare Krishna
Gli Hare Krishna sono
i tipici rappresentanti di una spiritualità devozionale la cui pratica
fondamentale consiste nell'essere continuamente consapevoli della presenza di
Dio attraverso il canto dei suoi nomi. Il loro movimento è stato portato in
occidente da Swarni Bhaktivedanta nel 1966. La loro filosofia discende da
una tradizione visnuita. Essi fanno risalire l'origine di ogni male, squilibrio
o conflitto all'aver dimenticato la nostra natura spirituale originale e il
nostro rapporto con il divino, quindi alla falsa identificazione con l'ego e con
il corpo materiale.
I seguaci di questo movimento vivono in comunità di tipo monastico e seguono
regole ascetiche. Il loro abbandono fiducioso nelle mani di Dio non è privo di
senso critico. Essi esprimono il bisogno di un ritorno alla vita più semplice e
idilliaca, in contatto con la natura, e il bisogno di affidarsi a una guida
spirituale.
Una parte della giornata deve essere dedicata alla meditazione su Dio e ciò si
può fare ripetendo il Maha Mantra: Hare Krishna, Hare Krishna Krishna Krishna
Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare.
Nella Meditazione l'uomo cerca il suo miglioramento, rimanendo cosciente. Ne
conseguono il rifiuto degli attaccamenti e dei legami terreni e la possibilità
di contatto con il divino, che viene spontaneamente, come una grazia: allora la
distinzione fra conoscenza, conoscente e conosciuto non ha più importanza. E'
una forma di Meditazione che si basa sulla devozione, che ha la funzione di
concentrare il pensiero e poi di trascenderlo, verso una esperienza di
unificazione o assorbimento.
Libri consigliati:
Prabhupada - La Bhagavad-gita così com'è - Bhaktivedananta Books Trust
Ramakrishna - Alla ricerca di Dio - Ed. Ubaldini
Meditazione
Trascendentale
La Meditazione
Trascendentale (MT), detta anche "Scienza dell'intelligenza", è stata
fondata e divulgata da Maharishi Mahesh Yogi. Egli sostiene che se il 10%
della popolazione meditasse, questo potrebbe portare a una svolta importante per
il miglioramento della vita sul pianeta. Questa Meditazione è insegnata in
corsi, che vengono integrati da incontri.
Il sé individuale si identifica in stati particolari dell'essere, in una
coscienza condizionata, mentre il Sé Universale è pura coscienza. Così il
meditante si pone l'obiettivo di raggiungere lo stato di puro essere, cioè la
coscienza trascendentale, che non è accessibile all'attività mentale, perché
"L'Essere è eterno e immutabile nel suo stato assoluto ed è eternamente mutevole
nei suoi stati relativi". Quindi il principio della MT è: "Portare
l'attenzione ai livelli più profondi della coscienza come chiave per
sperimentare una maggiore felicità".
La tecnica si basa sulla ripetizione di un mantra che viene assegnato
individualmente e che deve rimanere segreto. Unica funzione di questo mantra è
quella di escludere i pensieri indesiderati, di concentrare il pensiero e di
creare uno stato di rilassamento. Compito fondamentale della meditazione è la
ricerca del benessere.
La MT favorisce il benessere psicofisico e l'integrazione sociale, è molto
naturale e per questo non è faticosa. Studi e ricerche condotti dalla
organizzazione della MT hanno dimostrato che la MT porta numerosi effetti
benefici anche fisici e della personalità.
Praticando questa Meditazione è bene tener presente di non portarsi troppo sulla
psicologia, finendo per trascurare l'importanza della dimensione trascendente.
Libri consigliati:
Maharishi Mahesh Yogi - La scienza dell'essere e l'arte di vivere - Ed.
Astrolabio
Jack Forem - Meditazione Trascendentale - Ubaldini Ed.
Philip Goldberg - Programma di MT - Ed. Mediterranee
Meditazione secondo
Castaneda e lo Sciamanesimo
La figura dello
sciamano è antica quanto l'uomo. Egli è un mediatore di forze occulte e
rappresenta un punto di confluenza tra il mondo magico e il mondo religioso.
Troviamo riti di tipo sciamanico in molte culture e religioni, dove ci
sono riti e oggetti pressoché identici, tanto che si potrebbe anche dire che
queste sono "rivalutazioni di antichi motivi sciamanici, integrati in un sistema
di teologia ascetica dove il loro contenuto ha subito una radicale
modificazione", secondo quanto sostenuto da Mircea Eliade.
Gli sciamani usano sostanze psicotrope, riti, canti, visioni, elementi naturali,
invocazioni-evocazioni, offerte, poteri magici, miti cosmogonici e la
possessione da parte del dio. Durante il rito viene usata una "bevanda divina" e
il fungo allucinogeno, che viene chiamato "Carne del dio", che servono a mette
l'uomo in contatto con la trascendenza.
Una teoria sostiene che chi cerca di uscire dai condizionamenti cercando una
diversa realtà più autentica, non è compreso, né accettato. Poco a poco si
sentirà diverso ed estraneo. Facilmente attraverserà dei periodi di crisi
psico-spirituali che porteranno con sé anche problemi di salute e di denaro.
Tutto questo lo indurrà a sentire ancora di più la futilità di una esistenza
normale, assopita. Sogni premonitori, intuizioni e fenomeni vari gli faranno
intravedere squarci di un mondo diverso, di un'altra dimensione della realtà, e
si sentirà chiamato ad una vita diversa. Dopo un periodo di isolamento,
Meditazione e istruzione, questo individuo diventa una guida e facilmente anche
un guaritore di corpi ed anime. A questo punto egli avrà trasformato una
situazione di disagio e disadattamento in una situazione accettata socialmente.
Questo è il percorso di molti sciamani in diverse tradizioni.
Più che ricercatori di se stessi o della realtà, gli sciamani si muovono nel
vasto mondo intermedio di tutto ciò che consente un certo dominio sulla
natura. La guarigione spirituale in questo caso è una guarigione attraverso
spiriti della natura, non dello "Spirito" in senso assoluto. Ma i poteri che
yogi e sciamani possono ottenere, in definitiva risultano un ostacolo
all'evoluzione spirituale, in quanto li legano ancora di più alla realtà
fenomenica. Spesso questi poteri sono il risultato di sforzi intenzionali, che
possono essere fatti individualmente o seguendo un Maestro. Per gli Indiani del
Nord America, lo spirito, che si trova dappertutto , può manifestarsi attraverso
minerali, piante, animali o luoghi.
Una eccezionale testimonianza del mondo sciamanico ci è data da Carlos
Castaneda, antropologo americano che ha vissuto un lungo percorso di
conoscenza e iniziazione presso sciamani messicani e che ha trasmesso le
conoscenze cosi acquisite attraverso numerosi libri. Nella sua esperienza
sembrano confluire, oltre a conoscenze del mondo sciamanico messicano, anche
conoscenze derivate da tecniche orientali di Meditazione. Questa è una
testimonianza in più dei punti di contatto tra le diverse culture.
Prima meta del suo percorso è spezzare la visione ordinaria della realtà per poi
penetrare in un mondo di forze occulte che di volta in volta lo contrasteranno o
aiuteranno nel cammino verso la liberazione finale. Ciò è fatto attraverso due
tecniche: la prima privilegia la ricerca del silenzio interiore, l'altra
è quella del sogno lucido, cioè del contatto consapevole con una realtà
diversa.
Libri consigliati:
Castaneda - A scuola dallo stregone - Ed. Ubaldini
Castaneda - Una realtà separata - Ed. Ubaldini
Mircea Eliade - Lo sciamanesimo e le tecniche dell'Oriente e l'estasi - Ed.
Mediterranee
Da:
http://www.marcostefanelli.com/subliminale/medita.htm