I nostri corpi sono selvatici. Il gesto involontario e veloce di girare la testa
se sentiamo un grido, la vertigine se guardiamo in un precipizio, il
cuore-in-gola nei momenti di pericolo, il riprendere fiato, i momenti tranquilli
di quiete, quando ci rilassiamo e riflettiamo - sono tutte risposte universali
di questo corpo mammifero. Si osservano in tutti i mammiferi. Il corpo non ha
bisogno dell'intercessione di
un intelletto conscio per respirare, per far battere il cuore. Per moltissime
cose si regola da solo, ha una sua vita. Sensazione e percezione non vengono
esattamente da fuori, e il continuo flusso di pensiero e immagini non è
esattamente esterno. Il mondo è la nostra consapevolezza, e ci circonda. Ci sono
più cose nella mente, nell'immaginazione, di quante “tu” ne possa controllare -
pensieri, ricordi, immagini, rabbia, delizie, sorgono non chiamati. Le
profondità della mente, l'inconscio, sono le nostre aree di wilderness [=
selvatichezza] interna, e questo è il posto dove la lince si trova in questo
preciso momento. Non intendo linci personali all'interno di psiche personali, ma
la lince che si muove di sogno in sogno. L'agenda pianificata dell'io conscio
occupa un territorio molto esiguo, una celletta accanto al cancello interno
della mente, e conserva qualche traccia di ciò che entra ed esce (e a volte fa
progetti espansionistici) e il resto si arrangia da solo. Il corpo sta, per così
dire, dentro la mente. Entrambi sono selvatici.