Consapevolezza da in piedi
la meditazione come via
vipassana e zazen




 

home

presentazione

meditare

le lezioni

buddhismo

zen

gli esercizi

testi

bibliografia

insegnante

dizionario zen

links

stampa

cerca nel sito

email

newsletter


 

 


Consapevolezza da in piedi


Dalla cintola in su, la postura del busto, delle spalle, della testa (mento, lingua, collo) rimane quella propria della posizione seduta. I piedi si pongono a una distanza tra loro come quella delle spalle. Le linee esterne dei  piedi vanno tenute parallele; quindi gli alluci rientrano leggermente verso l'interno. Le gambe sono leggerissimamente piegate: una persona davanti a noi che ci guardi non si deve nemmeno accorgere che le nostre gambe non sono completamente diritte.
Piegando un poco le ginocchia, il peso si sposta in avanti. Così esso non ricade interamente sui talloni, andandosi invece a distribuire tra la parte anteriore e quella posteriore della pianta dei piedi.
Le braccia vanno tenute sciolte, distese lungo il corpo, con le mani aperte in modo naturale, senza nessuna tensione.
Gli occhi rimangono aperti, ma non spalancati e si fissano su un punto immaginario del terreno a due/tre metri di distanza da noi. Questo aspetto è importante per mantenere l'equilibrio durante l'esercizio.
La respirazione deve essere sempre addominale. Più la respirazione rimane nella parte inferiore del busto, meno va incidere nella parte superiore. Diversamente, invece, le spalle si muoveranno in alto (inspirazione) e in basso (espirazione), anche se di poco. L'altezza delle spalle in tutti gli esercizi dovrebbe rimanere ferma, immobile.
L'esercizio non consiste nel cercare di stare fermi, immobili. Si registrano invece gli spostamenti di peso del nostro corpo (da una parte, dall'altra, avanti, indietro, a destra, a sinistra, di lato, ecc.) attraverso l'osservazione (mediante la consapevolezza) delle piante dei nostri piedi, nelle quali viene a riverberarsi la caduta del nostro baricentro.
Soprattutto all'inizio tra gli effetti di questo esercizio ci potranno essere una sensazione di grande instabilità, di squilibrio, di vertigine. Con il tempo, l'osservazione distaccata dei micro-movimenti del corpo (le spalle che si muovono, la spina dorsale che si sposta, le braccia che si irrigidiscono, ecc.) produrrà un'estrema stabilità e distensione del corpo medesimo.
È importante anche qui, come nell'esercizio della camminata (anzi: come in tutti gli esercizi), mantenere un atteggiamento mentale disinteressato, non alla ricerca di un qualche modello di perfezione da raggiungere, da realizzare. Più ti applichi con volontà di perfezione, più ti irrigidisci, più stringi i denti. Deve essere invece la cosa più semplice di questo mondo.

Una variante di questo esercizio è il farlo con gli occhi chiusi.
Lo sguardo fisso a terra è come un bastone, che ci dà il senso dell'equilibrio. Chiudendo gli occhi, perdiamo questo punto di riferimento. Siamo così costretti a radicarci ancora di più alla sensazione delle piante dei nei nostri piedi: l'unico punto su cui possiamo lavorare riguardo alla stabilità del nostro corpo.
Poniamo mente al fatto che, chiudendo gli occhi, la reazione automatica è di tensione: si è aggiunto un nuovo problema, ci sentiamo in preda al disequilibrio e allora ci innervosiamo, stringiamo i muscoli, il respiro si fa più corto e più alto. Accorgiamocene e lasciamo andare.