Giappone (Billy Collins)
Oggi passo il tempo a leggere
uno dei miei haiku preferiti,
e ripeterne e ripeterne le parole.
Sembra di mangiare
e tornare a mangiare
lo stesso piccolo, perfetto chicco d'uva.
Cammino per la casa recitandolo
e lascio che le sue lettere cadano
nell'aria di ogni stanza.
Sto accanto al grande silenzio del pianoforte e lo dico.
Lo dico davanti a un quadro del mare.
Batto il suo ritmo su un uno scaffale vuoto.
Mi ascolto mentre lo dico,
poi lo dico senza ascoltarmi,
poi lo ascolto senza dirlo.
E quando il cane guarda in su verso di me,
mi inginocchio sul pavimento
e lo sussurro in ciascuna delle sue lunghe orecchie bianche.
È quello sulla campana del tempio
di una tonnellata
con la falena che dorme sulla sue superficie,
e ogni volta che lo dico, sento l'atroce
pressione della falena
sulla superficie della campana di ferro.
Quando lo dico alla finestra,
la campana è il mondo
e io sono la falena che lì si riposa.
Quando lo dico allo specchio,
io sono la campana pesante
e la falena è la vita con le sue ali di carta.
E più tardi, quando te lo dico al buio,
tu sei la campana,
e io sono il batacchio della campana, che ti fa suonare,
e la falena è volata via
dal suo verso
e si muove sul nostro letto come un cardine nell'aria.