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Da Estasi e materia di Jean-Marie Gustave Le Clézio - 3

 


Da Estasi e materia di Jean-Marie Gustave Le Clézio - 3


Continuiamo a leggere brani tratti dal primo saggio del libro di Jean-Marie Gustave Le Clézio, Estasi e materia:

"Ciò che entra negli alberi nodosi e calcinati, ciò che entra nelle foglie polverose, nei sassi, nei fiori, nel corpo dei calabroni e delle salamandre, è ciò che non può uscirne: l'energia senza limiti, diretta al proprio limite, dell'ignoto che precede la vita. La terra intera, sotto questa pioggia luccicante, è sottomessa al globo di fuoco senza fiamma, brucia il proprio corpo, e questo fuoco inestinguibile è la sua presenza nel mondo. [...]
Tutto ciò che esiste dorme ancora, preso dal vuoto che lo medita, angusto, ampio, strana abitazione dove ancora assolutamente nessuno abita.
Nascita del mondo sotto il sole ipnotico; nascita nel seno dell'abisso [...]. Nascita compiuta instancabilmente sotto i miei occhi [...]. Le montagne si innalzano e fluttuano, leggere, trasparenti. Le onde del mare brulicano senza spostarsi, le nuvole incombono, l'erba sta rigida. [...] La terra [...] non riposa mai. Ad ogni secondo si amplia, si gonfia, si adatta. Il paesaggio è immobile, gelido e ardente, e tuttavia si muove, ondeggia. I fiumi scorrono, i fiumi scorrono, le strade scorrono, i campi di grano scorrono. Le ombre si dilatano o si contraggono. I profumi avanzano, [...] i suoni si diffondono [...]. Tutto è irradiazione [...]. L'esplosione non deve avere fine. [...] Ciò che conta, non è più l'istante preciso, l'istante che si vorrebbe fermare, ma questa nascita infinita. Sole della terra, sole delle pietre e degli alberi; sole degli animali, degli uomini; sole dei pianeti; ma anche sole del sole, sole dei soli; tutto è in procinto di crearsi, e mai creato. [...] È come un ordine, che non si discerne, e che non viene da nessuna parte, e che non si rivolge a nessuno, perché non è mai veramente espresso. Tutto è in procinto di prodursi, ripetendo senza requie il suo accadimento. [...]
Questo cielo nero è qui, volta che va da un capo all'altro della terra. Si estende, senza necessità, senza niente in sé ch'io possa chiamare il mio destino. Vuoto, immensamente incomprensivo, domina la terra con la sua gelida cavità. [...] La luce e l'ombra scivolano in lui, si fondono. Il calore e il freddo si muovono, lo attraversano, ma non lo modificano. È il luogo dell'eterno viaggio, del viaggio che non si è cominciato, e che non si finisce. È il luogo dell'evidenza chiara e serena. Qui, a sinistra, oppure a destra, esso è presente: non lo si può oltrepassare. Gli oggetti che sono in lui, i minuscoli globi di fuoco, i grani di pietra, le stelle in lento processo di esplosione non posseggono questo luogo [...]. La sua esistenza, fatta di questi milioni di vite vuote, di movimenti vuoti, è irriducibilmente reale".