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Da Estasi e materia di Jean-Marie Gustave Le Clézio - 2

 


Da Estasi e materia di Jean-Marie Gustave Le Clézio - 2


Ancora altri brani tratti dal primo saggio del libro di Jean-Marie Gustave Le Clézio, Estasi e materia:

"C'era sempre stata questa luce, c'era sempre stata questa energia [...]. C'erano sempre state l'infinita durezza manifesta, la totale presenza. [...] Il luogo dell'esistenza era senza confini e senza imperfezioni, e il corso degli atti, simile a un ciclo, non aveva mai cessato di cominciare e mai cominciato a finire. Scorreva, realmente, a onde regolari e multiple [...]. Era il percorso della cose multiple che non si possono ridurre all'unico; la corrente prepotente, varia, impalpabile, degli avvenimenti che si succedevano senza scopo, che si agglomeravano senza ordine, che si formavano senza progetto [...]. Ciò che è apparso senza di me è apparso. [...] Ogni cosa porta in sé il proprio infinito. Ma questo infinito ha un corpo, non è un'idea. È lo spazio preciso della materia dal quale non si può uscire. Il solo infinito dove tutti gli altri infiniti sono espressi è nella reale barriera della materia: tutto ciò che è, è infinitamente. [...]
Quando non ero nato, quando nessuno era nato, c'era questa lunga notte inconoscibile: segni tutti espressi, insieme, senza essere percepiti, traccianti il quadro completo che non ha senso. Non c'era oggetto da scegliere [...]. Questo mondo [...] ostentava la sua verità indistruttibile. Ma era più che una verità; perché al di là di ogni linguaggio, era l'impossibile identità di ogni manifestazione. Questa sigaretta era questa sigaretta. Questa goccia d'acqua carica di batteri e di polvere era questa goccia. Questo platano era questo platano. Questa galassia era questa galassia. Non c'era, per così dire, che una sola sicurezza: la perfezione e l'inalienabilità di ciò che era. Mutando o restando se stessa, ogni cosa era fedele.
[...] Nel tumulto, nell'informe groviglio di ciò che accade, è tempo di smettere di lottare. Qui, non c'è più niente da comprendere; non c'è più niente da odiare. [...] Nella luce del giorno, nel chiarore abbagliante del mezzodì, quando il sole appare così sicuro e così vivo, la maschera di ciò che non è nato è visibile come un paesaggio tremulo attraverso una cortina di nebbia. Ma non è una maschera. È il vero volto del mondo, il volto senza tratti e senza sguardo. Tutto ciò che non si fa, tutto ciò che non è manifesto, ma che è glabro, nudo, spoglio, senza gioia e senza infelicità, ricopre indefinitamente il mondo. Esso non ha mai finito di essere creato, non ha mai finito di custodire in sé, di vagare senza scopo. di rivelare impercettibilmente la forma del suo segreto. Questo mistero non è chimerico. Questo mistero è evidente, totalmente evidente. Ha la sua materia.
Io non ho abbandonato il suo regno. [...] In me c'è un uomo che non ha abbandonato il paradiso, o l'inferno, del caos precedente la nascita. E il mondo intorno a me è costruito anche da questo vuoto. [...]
Il sole arde al centro del cielo bianco, [...] e la terra è abbagliante. I muri degli edifici, le tegole e le lamiere dei tetti, le strade incatramate riverberano la luce intensa. [...] C'è tanta potenza [...] in questo chiarore uniforme, c'è tanto biancore riversato da quel punto al centro dell'atmosfera, che sembra che non ci sia più niente. [...] Questa luce è pura. È entrata in ogni oggetto e l'ha caricato di ciò che era incomparabilmente se stesso. [...] Questa vita è mille volte più forte della vita; ha la stessa natura del nulla".