"Un monaco chiese a Chao-chou: «Sono
entrato proprio ora in questo monastero. Chiedo al patriarca di espormi la
dottrina».
Chao-chou rispose: «Hai già mangiato il tuo riso bollito?».
Il monaco disse: «L'ho già mangiato».
Chao-chou disse: «Allora va' a lavare la ciotola».
Il monaco ebbe un'importante illuminazione.
Commentario
Chao-chou aprì la bocca e mostrò la sua
cistifellea, evidenziando la mente e il fegato. Se il monaco non avesse
veramente capito, avrebbe confuso il suono di una campana con il rumore di una
pentola.
È tutto estremamente chiaro,
che a capire l'ordine si giunge lentamente,
quando già sai che una lanterna è un fuoco,
il pasto è già cotto da molto".
Ecco: abbiamo già detto che
caratteristica essenziale dello zen è la sua estrema semplicità. L'idea di base
è l'eliminazione di qualsiasi desiderio di ricerca, di 'sovrappiù', di dottrine
per loro natura imprigionanti una mente che solo nella sua pura originarietà
trova la sua realizzazione.
Il monaco era arrivato al monastero con chissà quali grilli per la testa. Si
aspettava dotti discorsi sulla dottrina zen, penetranti analisi della pratica
meditativa, si vedeva già proiettato in fascinose e nuove attività. E invece
viene riportato nel qui e ora. Cercava la dottrina? Eccola: se hai finito di
mangiare, va' a lavare il tuo piatto. Il monaco evidentemente aveva visto il
maestro per la prima volta subito dopo il pasto, ed era corso da lui, quasi come
accattonando qualche nuova parola, una nuova rivelazione. E così era uscito dal
qui e ora, era uscito dalla dimensione della pura attenzione. Non capiva che la
realizzazione è in ciò che sei e che fai nel momento presente: aveva troppa
filosofia in testa. Ma non c'è da filosofare, bensì da riconoscere la realtà
così come essa è, nel suo essere tale. Come è possibile confondere il suono di
una campana con il rumore di una pentola se quando ti arrivano all'udito, sei in
uno stato di presenza mentale?
Invece il maestro, Chao-chou è limpido: ogni sua parola è la chiara
manifestazione di ciò che egli è. Per questo quando aprì la bocca, gli si
potevano vedere i suoi organi interni e la sua mente: interno ed esterno in
perfetta comunicazione e armonia.
Tutto è chiaro, ma non tutto è facile. Se non capisci la natura delle cose (che
la lanterna è un fuoco, ad esempio), non hai alcuna realizzazione. Ma anche se
la comprendi in ritardo rispetto alla realtà stessa, sei fuori da essa: è come
un pasto già cotto ma ormai freddo. Mente e realtà, pensiero e azione devono
essere all'unisono. C'è quella storia del maestro zen di spada, il quale, dopo
aver parato un colpo sferrato da un suo discepolo, commenta: "La tua mente si è
mossa prima".