La patria (Patrizia Cavalli)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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La patria (Patrizia Cavalli)


Io non mi fido di chi non ha l'olfatto 
di chi se ne sta buono con l'albero magique. 
Di chi può ingurgitare orribili sapori, 
e non in quanto orribili, ma perchè insapori. 
Non mi fido di chi subisce senza 
farci caso l'atrocità di inutili 
rumori, o di chi al tocco scambia 
la canapa col raso. Non mi fido 
di chi non vede quanto è brutta Roma 
a altezza d'uomo, né di chiunque monco 
dei suoi residui sensi, si affida fiacco 
a preordinati assensi. 
Per quanto io li senta vacillanti, 
spersi e sfiniti da un sempre più perfetto 
dispositivo il cui unico scopo 
è renderli inattivi, io li ringrazio 
se ancora mi forniscono 
ripulse e inclinazioni:in queste io confido 
se voglio riconoscere ciò che mi è dolce patria 
fra tutto quello cha da lei mi espatria, 
che della sua esistenza, per quanto 
intermittente, non ho altra garanzia.