Questa solitudine di cateratte (Wallace Stevens)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

home

presentazione

meditare

le lezioni

buddhismo

zen

tantra

gli esercizi

testi

poesie

bibliografia

insegnante

dizionario zen

stampa

cerca nel sito

email

seminari

newsletter


 


 

Questa solitudine di cateratte (Wallace Stevens)


Non sentì mai due volte uguale per il fiume maculato,
Che scorreva e mai due volte uguale, traversando

Molti luoghi, come stesse fisso in uno,
Fermo come un lago su cui volassero le anatre,

Turbando i suoi soliti riflessi, monadnock di pensieri.
Pareva che un'apostrofe aleggiasse impronunciata.

C'era tanto di quel reale che non era reale affatto.
Voleva sentire ancora e ancora uguale.

Voleva che il fiume continuasse a scorrere uguale,
Che scorresse. Voleva camminarci accanto,

Fra i platani, sotto una luna inchiodata salda.
Voleva che il cuore smettesse di battere e la mente

S'arrestasse in una percezione duratura, senz'anatre,
O montagne che non erano montagne, tanto per sapere

Com'era; che cosa si sentiva, liberi dalla distruzione,
A essere uomini di bronzo vivi sotto la volta

D'arcaico lapislazzulo, senza l'oscillazione del traffico
Planetario, vivi di vita bronzea al centro azzurro del tempo.