Si cammina lungo le pareti della sala, a una distanza - circa - di un braccio
rispetto al muro, e in senso orario.
La posizione del corpo, dalla cintola in sù, è lo stesso della postura a sedere.
Le braccia, invece, sono lasciate andare, lungo i fianchi. Le mani naturalmente
aperte, senza tensioni.
Il respiro sempre attraverso il naso e addominale. Anche qui, più riusciamo a
mantenere il respiro nella parte bassa del busto, e più le spalle rimarranno
ferme, senza alzarsi e abbassarsi continuamente.
Lo sguardo va fissato davanti a noi, la sua linea non completamente parallela a
terra, ma leggermente inclinata verso il basso. Se ci fosse un persona che
cammina davanti a noi a una distanza di un metro circa, il nostro sguardo
andrebbe a cadere, più o meno, all'altezza delle sue scapole.
L'esercizio consiste nell'essere presenti alla camminata e ai suoi tre movimenti
principali: il piede che si solleva, che avanza, che poggia. Non bisogna
guardare i piedi, visualizzare il movimento, pensarci, immaginarselo, ecc.
Bisogna invece essere presenti alle sensazioni del piede che si solleva, che
avanza, che poggia.
Quando si arriva alla fine di un lato della sala, non si curva, ma ci si ferma,
con le gambe leggermente divaricate, stessa larghezza delle spalle. Si è
presenti ai piedi che poggiano contemporaneamente a terra, al peso che si
scarica sul pavimento, alla postura in piedi. Poi ci si volta di novanta gradi.
Ancora un attimo di presenza alla postura, e poi si riparte.
La velocità della camminata è minima. La più bassa possibile.
La postura del nostro corpo, dalla cintola in sù, deve essere sempre centrata.
Il baricentro deve sempre cadere nel suo luogo naturale di equilibrio. In ogni
momento della camminata, se qualcuno ci chiedesse di bloccarci, dovremmo
riuscire a mantenere tranquillamente l'equilibrio. Il busto quindi non va
reclinato in avanti nel momento nel quale, con il piede avanti appoggiato, sto
avanzando; e neppure dovrebbe reclinarsi all'indietro nel momento nel quale sto
appoggiando il piede in avanti. Per mantenere la postura, di utilità sarà il
mantenere il mento in dentro e la colonna vertebrale leggermente allungata: la
parte posteriore della testa, cioè, che tira leggermente in sù. Così ogni
segmento della camminata è in uno stato di equilibrio costante.
I piedi avanzano in linea retta: nel momento nel quale il piede dietro si porta
avanti, il suo tragitto dovrà essere il più "economico" possibile. Non dovrà
deviare verso l'esterno o verso l'interno, ma dirigersi - semplicemente - in
avanti.
Un'indicazione di grande utilità per mantenere l'intera camminata estremamente
centrata su se stessa, è quella di stare ben accorti, nel momento nel quale
appoggiamo il piede avanti, di far sì che una linea immaginaria che passa
perfettamente nel mezzo del piede nella sua lunghezza venga a coincidere con la
linea altrettanto immaginaria presente a terra il cui punto di inizio è nel
luogo nel quale si viene a trovare il tallone appena poggia sul pavimento.
La camminata deve essere inoltre armoniosa e quindi in ogni istante va mantenuta
la stessa identica velocità. Una persona che ci guardi non deve avere
l'impressione che la nostra andatura sia spezzettata, frammentata in un certo
numero di movimenti.
Consapevoli del tallone, nel momento nel quale poggia a
terra. Quella sensazione del passaggio dal tallone un attimo prima in aria al
tallone che poggia delicatamente a terra: essa va registrata. Se ne è
consapevoli. Il piede punta verso l'alto, la gamba è tesa, una piccola
tensione dietro al ginocchio, per riattivare meglio la muscolatura e i
legamenti delle gambe, dopo la pratica a sedere.
Il ginocchio della gamba davanti si è leggermente
piegato. Si sta avanzando.
Consapevoli del piede che poggia nella sua seconda parte, con ancora la
terza (le dita) in alto.
Il piede dietro comincia ad alzarsi in modo impercettibile. Consapevoli
anche di questo.
Il piede davanti è completamente a terra: si è
consapevoli della terza parte del piede (le dita), che si è appoggiata sul
pavimento.
Il tallone del piede dietro si è alzato: consapevoli del suo alzarsi. La
gamba dietro è distesa e leggermente in tensione (anche qui, per riattivare
le gambe dopo una lunga pratica a sedere).
Il piede dietro si è alzato fino al metacarpo, che sta
ancora a terra. Consapevoli di questa parte che poggia.
Il piede dietro continua ad alzarsi. Consapevoli delle
punte delle dita che poggiano ancora a terra, un istante prima dello stacco.
Egualmente consapevoli del cambio di sensazione, nelle dita, tra il
passaggio del piede appoggiato e il momento in cui le dita non toccano più
terra. Un istante prima toccavano, ora no: accorgiamoci di quella
sensazione.
Il piede avanza. Consapevoli della sensazione
del piede che si sposta in aria.
Durante la camminata si dovrebbe mantenere uno stato di
presenza mentale (consapevolezza) e di estrema rilassatezza. Il corpo deve
essere privo di qualsiasi tensione inutile. Ma, soprattutto all'inizio, non ci è
facile riuscire a essere consapevoli dei movimenti e mantenere parallelamente il
corpo in riposo. Abbiamo troppi fattori da tenere sotto controllo. In più ci
accorgiamo di tutta una serie di tensioni, di disequilibri dei quali è
costituita la nostra camminata e di cui solitamente non siamo consapevoli. Ci
rendiamo conto che l'esercizio non è così semplice e banale come potevamo
ritenere e allora il nostro corpo (e la nostra mente), per reazione, si
irrigidisce.
Per risolvere questa situazione, ogni volta che arriviamo all'angolo e ci
fermiamo, prima di voltarci di novanta gradi e riprendere la nostra camminata,
abbandoniamo le tensioni accumulate lungo il corpo. Svuotiamo il corpo. Le mani
devono essere abbandonate, le spalle prive di tensioni, le braccia sciolte e non
rigide, i muscoli addominali distesi, le mandibole rilassate, la fronte e i
muscoli attorno agli occhi non contratti.
Con la pratica, questo abbandono delle tensioni andrà però realizzato
nell'istante stesso della loro nascita. Arriva una tensione, abbandono; un'altra
tensione, abbandono. Non attenderò di giungere all'angolo, ma nel mentre della
camminata, rimanendo consapevole del movimento delle gambe, del piede che poggia
o che è a terra o che è in aria o che si sta sollevando, sono altrettanto
consapevole dello stato rilassato del mio corpo e appena esso viene alterato, lo
svuoto.
Si inizia che si "fa" un esercizio, che ci si impegna nel camminare in un certo
modo, seguendo certe istruzioni, cercando di essere presenti a se stessi. Si
arriva poi a un punto in cui non siamo più noi a camminare, ma siamo nella
camminata, siamo "agiti" dalla camminata stessa. Prima un esercizio, poi uno
stato affrancato di liberazione e di non-io.