Altri brani tratti dalle opere attribuite a Bodhidharma:
"Se comprendi qualcosa, non comprendi. Soltanto quando non
comprendi niente c'è vera comprensione. [...]
I sutra dicono: «Non lasciar andare la saggezza è stupidità». Quando la mente
non esiste, comprendere e non comprendere sono entrambi veri. Quando la mente
esiste, comprendere e non comprendere sono entrambi falsi.
Quando comprendi, la realtà dipende da te. Quando non comprendi, dipendi dalla
realtà. Quando la realtà dipende da te, ciò che non è reale diventa reale.
Quando dipendi dalla realtà, ciò che è reale diventa falso. Quando dipendi dalla
realtà, ogni cosa è falsa. Quando la realtà dipende da te, ogni cosa è vera.
Così il saggio non usa la mente per cercare la realtà, o la realtà per cercare
la mente, o la propria mente per cercare la propria mente, o la realtà per
cercare la realtà. La sua mente non fa sorgere la realtà. E la realtà non fa
sorgere la sua mente. E poiché tanto la sua mente che la realtà sono quiete,
egli è sempre in samadhi.
[...] Quando appare la mente, la realtà scompare. Quando scompare la mente, la
realtà appare. Chi sa che nulla dipende da qualcosa ha trovato la Via. E
chiunque sa che la mente non dipende da nulla è sempre nel luogo
dell'illuminazione" (dal Discorso del risveglio).
Comprendere qualcosa è separarlo dalla realtà. La vera
comprensione non è legata a nulla in particolare, quindi è vuota nel suo
oggetto: per questo è un non comprendere. Seguendo la logica del comprendere
qualcosa si perviene a un'idea di sapienza che è banalmente e volgarmente una
collezione di informazioni, di istruzioni, di piccole verità su aspetti
frammentari della realtà. Una sapienza ovviamente presunta tale, che distorce la
verità, perché la blocca, la frammenta, della quale verità non coglie il suo
centrale aspetto vitale, dinamico, il suo costante essere in flusso, la sua
multiforme e non schematizzabile autenticità. È un'idea di saggezza ad accumulo; è una visione
scimmiesca della mente, che salta da un ramo all'altro: una saggezza da lasciar
andare, una mente da far cessare.
Quando questa mente è abbandonata, tutto è compreso, tutto è abbracciato, tutto
è risolto senza la necessità di trovare la soluzione a ogni singola questione.
Risolto nel senso di sciolto, svuotato da dentro. Tutto è incluso, accettato,
tutto è contenuto: in questo senso, compreso. Nulla è diviso: in questo senso,
non compreso. "Comprendere e non comprendere sono entrambi veri". Tutto è
compreso, perché tutto è lasciato andare: soprattutto il tentativo di
comprendere, di trovare soluzioni. Questa è l'operazione propria della mente:
cercare e trovare risposte. Ma nel momento nel quale la mente opera, incide
sulla realtà stessa: non sei più specchio rispetto a ciò che è, ma distorci,
modifichi, imponi la tua faziosa visione delle cose, cambi ciò che è: ciò che è
rimane, ma ai tuoi occhi si presenta un'altra, illusoria realtà. Per questo
comprendere e non comprendere vanno tenuti uniti. Se comprendi con la mente, la
realtà diventa un'appendice della mente stessa, un suo prodotto; se non
comprendi, ne sei succube, ne dipendi.
Mente e realtà si rispecchiano l'una nell'altra, mantenendosi allo stesso
livello. La mente non cerca se stessa, la mente non cerca la realtà, la realtà
non cerca se stessa e la realtà non è usata (strumentalizzata) per cercare la
mente. Non c'è nessuna realtà che nasca dalla mente, non c'è nessuna mente
prodotta dalla realtà. Sono due specchi, l'uno di fronte all'altro. Quiete su
quiete, vuoto su vuoto: si pacificano vicendevolmente, armoniosamente. Due
silenzi che si contemplano, che si fanno eco l'un l'altro. Appena l'uno devìa da
questo accordo, l'altro non è più visibile: appena la mente parla, la realtà
fugge; appena si cercano suggerimenti nella realtà, la mente sparisce. Non
cercare la realtà e neppure cercare la mente in essa: solo guardarla. E se non
la cerchi, non c'è più la mente. Solo ciò che non è più, non dipende da nulla.
Tutto è illuminato.