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"Beati coloro che non sanno né leggere né scrivere" (José Bergamin) Siamo essenzialmente esseri senzienti, cioè esseri che sentono. Non è una nostra possibilità, non è un'eventualità: è invece una realtà incontrovertibile, cioè impossibile a mettere a tacere con la nostra volontà. Anche sentire l'assenza di suoni è sentirla. William Wordsworth scriveva:
“L'occhio non può scegliere che di vedere; noi non possiamo ordinare all'orecchio di far silenzio; i nostri corpi sono soggetti al sentire ovunque si trovino, con o contro il nostro volere”. Ma questa realtà primordiale che ci costituisce, che pone il corpo e il nostro abitarlo al centro della questione viene pressoché negata nella nostra educazione che sposta questo centro dal sentire al pensare. Per esempio riguardo a quella caratteristica della vita bambina di essere danzante, Ken Robinson in una sua conferenza dice: “Non esiste sistema educativo sul pianeta che insegni danza ai bambini ogni giorno così come insegniamo la matematica. Perché? Perché no? I bambini ballano tutto il tempo se possono […] Abbiamo tutti un corpo, o no? Mi sono perso qualcosa? In verità, ciò che succede è che, quando i bambini crescono, noi iniziamo a educarli progressivamente dalla pancia in su. E poi ci focalizziamo sulle loro teste”. Allora abbiamo la necessità di tornare a una ignoranza delle nostre teste, perché il mondo possa colare dal cervello verso la nostra corporeità. L'apertura dei miei sensi si dà nel tacere del mio sapere. Un poeta italiano contemporaneo, Domenico Brancale, a una domanda di un intervistare risponde: “Occorre prendere il reale in tutto il corpo prima di portarlo alla voce, prima che sia scrittura. Beati coloro che non sanno né leggere né scrivere perché saranno chiamati analfabeti, diceva José Bergamin. E aggiungeva: non esiste vera poesia che non abbia bisogno di questa lucidità spirituale che può trovarsi soltanto nelle tenebre della nostra ignoranza, nella profondità della nostra ombra; e terminava: l’alfabetismo è il nemico di tutti i linguaggi spirituali, ossia, in definitiva, della poesia”. |
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