"Considerare qualsiasi cosa accada come il nostro sentiero"
(Ezra Bayda)
Cominciamo a leggere oggi alcuni brani tratti da Essere zen di Ezra Bayda:
"Ciò di cui abbiamo bisogno è vedere con chiarezza che
insistiamo a pattinare sul ghiaccio sottile, che utilizziamo identità, strategie
e immagini mentali per mantenerci in moto. Abbiamo bisogno di vedere la nostra
energica determinazione a far funzionare le strategie. Allora quando nella vita
si presenteranno situazioni che non ci soddisfano, che mettono in discussione la
nostra identità e il nostro senso del benessere, potremo aprirci alla
possibilità di imparare queste due lezioni fondamentali.
In primo luogo potremo imparare a riconoscere che la difficoltà è il sentiero,
invece di cercare di sfuggirle. È un cambiamento di prospettiva radicale, ma
necessario. Quando capita qualcosa di sgradevole, vogliamo raramente averci a
che fare. Forse reagiamo con la convinzione «non dovrebbe andare così», o «la
vita non dovrebbe essere così ingarbugliata». Chi l'ha detto? Chi ha mai detto
che la vita non debba essere un caos? Di solito, quando la vita non corrisponde
alle nostre aspettative, cerchiamo di cambiarla in modo che vi si adatti.
L'essenza della pratica tuttavia non consiste nel cercare di cambiare la vita,
quanto il nostro rapporto con le aspettative: imparare a considerare qualsiasi
cosa accada come il nostro sentiero.
Le difficoltà non sono ostacoli sul sentiero, sono il sentiero stesso. Sono
occasioni di risveglio. Siamo capaci di imparare cosa significa accogliere una
situazione indesiderata, col senso di fragilità che trasmette, come un invito al
risveglio? Siamo capaci di considerarla il segnale di una lezione da imparare?
Siamo in grado di lasciarla entrare nel cuore? Imparando ad agire così, compiamo
il primo passo che ci porta a imparare cosa significa aprirsi alla vita così
com'è. Impariamo che cosa significa essere disposti ad accogliere qualsiasi cosa
la vita offra. Anche quando una situazione non ci piace, capiamo che la
difficoltà presente è la nostra pratica, il nostro sentiero, la nostra vita.
In secondo luogo, quando siamo colpiti dalla durezza della vita, possiamo
imparare a non puntare il dito accusatore (contro qualcun altro, contro noi
stessi, contro un'istituzione o addirittura contro la vita stessa) e a volgere
invece l'attenzione all'interno. Spesso, quando siamo afflitti, è una delle cose
più difficili da fare, perché proviamo un desiderio intenso di difenderci.
Vogliamo con tutte le forza aver ragione. Ma è molto più utile capire con cosa
abbiamo contribuito alla situazione: convinzioni, aspettative, esigenze e
smanie. Allora potremo a poco a poco arrivare a comprendere che ogni reazione
emotiva è il segnale della presenza di un sistema di convinzioni che non abbiamo
ancora esaminato accuratamente. Con la pratica, tale comprensione diventa
gradualmente il nostro orientamento di base. [...]
Quello che ci serve è un cambiamento [...] che comporti la disponibilità a
vedere, a imparare, a essere semplicemente con tutto ciò che incontriamo. [...]
Coltivando la disponibilità a essere semplicemente scopriremo di poter lavorare
con qualsiasi cosa. Fintanto che non arriveremo a comprenderlo, ci escluderemo
dall'apertura, dal senso di connessione e riconoscenza, che sono doti naturali
dell'essere umano" (pp. 15-17).