"Questa intuizione profonda del silenzio" (Eric Baret)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

home

presentazione

meditare

le lezioni

buddhismo

zen

tantra

gli esercizi

testi

poesie

bibliografia

insegnante

dizionario zen

stampa

cerca nel sito

email

seminari

newsletter


 


 

"Questa intuizione profonda del silenzio" (Eric Baret)


Abbiamo continuato a leggere da I coccodrilli non pensano! di Eric Baret:

"Gli stati di avidità, di desiderio e di paura sono le tenebre: prendersi per qualcosa è lo stato di tenebra. Essere aperti è lo stato di chiarezza. L'inferno eterno è una concettualizzazione. Secondo Ibn 'Arabi, gli esseri determinati ad andare all'inferno restano nell'inferno ma, prima o poi, abbandonano la loro visione frammentaria, lo stupore li rapisce e si rendono conto che 1'inferno non è altro che il paradiso: Allah. [...]
Tradizionalmente, c'è questa intuizione profonda del silenzio. Questa intuizione è non-duale [...].  Quando questa intuizione si attualizza, si esprime nella dualità, vale a dire corporalmente e mentalmente. Il tantrismo è l'attualizzazione nello spazio-tempo di questa intuizione del silenzio. Tutte le espressioni della vita sono toccate da questa intuizione, [...]
È davvero un'espressione della convinzione profonda che ciò che cercate non è nella situazione, nell'oggetto. Tale presa di coscienza porta una chiarificazione della vostra espressione corporeo-mentale. Allora, il vostro modo di dormire, di mangiare, di sognare, di essere in relazione agli altri, alla natura, ne è influenzato. [...]
Quando il vostro corpo si trova in una grandissima tranquillità, una grandissima trasparenza, vi sentite completamente autonomi, senza bisogno. Allora, potete incontrare l'altro liberamente. Quando toccate, quando guardate, quando sentite, quando gustate, quando ascoltate un essere umano con le mani libere, c'è veramente potenza: si incontra l'altro nella pienezza e non nel bisogno. [...] La  scoperta di un altro corpo è una cosa assolutamente straordinaria. Ma prima di scoprire un altro corpo, occorre scoprire il proprio. Quando si ha un corpo abitato dalla paura, dal desiderio, dall'ansia, non si può toccare un altro corpo. È impossibile. Le mani sono impegnate, lo sguardo è impegnato. Occorre anzitutto portare il proprio corpo a un ascolto totale" (pp. 99, 101-104).