"Quando guardate una nuvola senza riferimenti" (Eric Baret)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"Quando guardate una nuvola senza riferimenti" (Eric Baret)

Abbiamo continuato a leggere da I coccodrilli non pensano! di Eric Baret:

"Il saggio ha abdicato a ogni pretesa di ricongiungersi, di vedere Dio. Lui si trova nell'umiltà naturale. Non vuole nulla, non sa nulla. È completa apertura. In questa apertura, l'idea di se stesso e l'idea di'Dio si eliminano. [...]
L'esempio, il modello, siete voi stessi quando guardate una nuvola senza riferimenti: è questo l'esempio. Non avete riferimento: è questo a essere importante. [...]
La dualità è la non-dualità, [...]Dunque, il problema della dualità non si pone. [...]
A un certo momento occorre rinunciare alla pretesa di poter comprendere; allora la vita djventa più sensoriale. È questo che importa. Quando vi date alla vita sensoriale, c'è davvero acquietamento e il pensiero trova un posto più giusto. Quando volete pensare la verità, vivete separati dai sensi. Vivete in una frazione. Quando il pensiero occupa poco posto nella vostra vita, siete toccati [...]. [...]
Aver fiducia nella vita non vuol dire sperare di avere più soldi domani di ieri. Aver fiducia nella vita significa accettare che tutte le situazioni rimandano profondamente alla vostra apertura: allora esse si attualizzeranno e si riferiranno al vostro ascolto. Ma non vuol dire che sarai ricca, giovane e bella eternamente. Quella è la versione commerciale della fiducia nella vita. Aver fiducia nella vita è aver fiducia che le guerre, i drammi, raggiungano la vostra interrogazione profonda che vi porta a smettere di pretendere di essere qualcosa. È in questo che bisogna. avere fiducia. [...]
Non c'è un senso nella vita. On senso si definisce sempre in funzione di un oggetto. Nell'ascolto non c'è né senso, né tempo, né spazio. Si cerca un senso per paura dell'ignoto. [...] Nell'apertura non c'è niente da capire. [...]  ·Non si può parlare di vita riuscita o fallita; non c'è azione buona o cattiva, non c'è che una corrente. Niente è separato" (pp. 64, 69, 72, 76-77, 84, 87-88).