Leggiamo un brano tratto da L'unico desiderio di Eric Baret:
"Come esplorare il proprio corpo?
Esplorare il corpo spogli di ogni concetto. [...]
Occorre innanzitutto ascoltare senza riferimenti. [...]
Ognuno vive nel proprio mondo ed ognuno crea, impone e subisce costantemente il
conflitto tra questo mondo e la realtà.
Cercare per una mezza giornata di fare a meno dei commenti. Il vicino è morto? È
morto. Il vicino si sposa? Si sposa. Nessun commento. Non so quel che è giusto,
non so cosa sia meglio e, anche se lo sapessi, non riguarderebbe il mio vicino.
È la mia fantasia, me la tengo. Allora si scoprono delle capacità di grande
distensione del corpo.
Nella maggior parte delle persone, l'agitazione, la tensione, sono così
profondamente nascoste, così rimosse che appena si posa la mano sul ventre di
qualcuno ecco che scoppia in singhiozzi; lo si abbraccia, gli si dice una parola
gentile o cattiva, e scoppia in singhiozzi...
Con il dischiudersi di una sensibilità corporea, questa tensione folle,
costantemente tenuta, poco a poco si svuota. Ma finché ci sono commenti, fino a
quando si sa quel che è giusto o no, questa follia interiore è pronta a
esplodere.
Nella maggior parte degli esseri umani [...] rimane nascosta. Ma in situazioni
estreme, come quando la sopravvivenza è messa in questione, questa follia
bruscamente dirompe [...]. Questo dà origine a tutte le situazioni complesse che
si vedono nascere in periodo di crisi.
La causa di questa tensione costante risiede nella nostra profonda
non-accettazione. Da lì provengono sensi di colpa, rimorsi, dubbi, amarezza,
tristezza, ansia. [...]
Esplorare. Ogni volta che ho la fortuna di essere triste, qualunque sia il
pretesto, mi siedo, interrogo la mia pretesa e mi rendo conto che, ancora una
volta, sto pretendendo di sapere quel che è giusto. Allora questa pretesa si
elimina e, con essa, la tristezza che la situazione aveva provocato... Resta una
tranquillità, nella quale la situazione è quella che è. Può esserci azione,
violenta o no, pacifica o no; può esserci risonanza; ma non c'è più tristezza.
[...]
Esplorare questo mondo, questa follia profonda in noi. Fino a che non lo si
esplora sensorialmente, non ci si può permettere di condannare i massacri che
avvengono in questa o quella regione del mondo. È questa stessa energia che è
esplosa laggiù sotto forma di situazione; noi tutti siamo capaci di simili
massacri. Non una razza, non una nazione, non un popolo possono vantare di
esserne liberi. Fino a quando una certa situazione non si verifica, possiamo
credere di essere magnanimi e generosi; ma quando la situazione cambia, si
diventa sterminatori.
Scoprire questo in noi, cominciare a disinnescarlo in noi" (pp. 286-289).