"Nessuna tecnica può cambiare la vita" (Eric
Baret)
Nella lezione del lunedì abbiamo letto i seguenti brani tratti da Yoga
tantrico di Eric Baret:
"Restare presenti a quel che si impone. [...]
È una totale accettazione della realtà. Più nessun tipo di intenzione. [...]
Non c'è niente che sia falso; quel che è sentito nell'istante è giusto; quando
diventerà inutile, se ne andrà. Non c'è niente da cacciare, né di cui
appropriarsi.
Questo yoga non si può imparare, si può unicamente ricevere in una tranquillità
senza richiesta. Quelli che vogliono imparare, che vengono ai seminari per
acquisire un po' di più ogni volta, fra trent'anni non conosceranno ancora
niente. [...] Ci si incontra per vivere l'evidenza che non c'è niente da
trovare. [...] Se si cerca di arrivare o diventare qualcosa, c'è confusione,
combattimento, speranze, e, in seguito, rimpianti e critiche. Vedere il
meccanismo della nostra fantasia: si sarebbe potuto, si sarebbe dovuto riuscire,
si sta per arrivare, si è quasi arrivati, la prossima volta si riuscirà... Non
c'è niente in cui riuscire, nessun posto in cui arrivare. [...] Quel che è
stimolante è qui, nell'istante.
Questa è la risonanza. Più nessun bisogno di nominare: «È una luce meravigliosa,
un conflitto drammatico, un dolore al ginocchio...». È quel che è. Non c'è più
nessuna cognizione su quello che potrebbe essere. Resta una risonanza di
silenzio.
Nessuna tecnica può cambiare la vita. Può solo calmare momentaneamente. In una
pratica intenzionale, ben presto non succede più niente, allora si cerca uno
yoga diverso che si presume cambierà qualcosa. E si passa la vita a cambiare
marito, yoga ecc. [...]
La nostra paura essenziale non può essere risolta con una tecnica. Chi vuol
vedere la chiarezza è la paura. Volere la chiarezza non serve a niente,
non si può passare da un conflitto a un non conflitto. L'origine del conflitto è
nella persona, quella del non conflitto è nello sguardo. [...]
Come si lascia questo corpo libero da intenzione, senza cercare di distendersi,
di purificarsi, di eliminare qualcosa, [...] l'energia usata fino ad allora per
risolvere il conflitto, per dissolvere l'opacità, tornerà nell'ascolto. [...]
L'oggetto percepito [...] si riassorbe nell'ascolto. E un ascolto senza oggetto
diventa un ascolto senza soggetto. Un ascolto senza soggetto né oggetto è
l'ascolto.
Questa è la meditazione: il riassorbimento dell'oggetto nel soggetto e la
sparizione del soggetto.
Il minimo tentativo di intervenire sull'oggetto, di liberarsi psicologicamente
di qualcosa, mette l'accento sull'oggetto. [...] L'oggetto non potrà mai
spegnersi nel cuore, nella tranquillità. Sono quel che fanno le vie volontarie:
si cerca di purificare il corpo e la psiche, di far uscire da sé tutto quel che
non va; si mantiene così l'abitudine di oggettivare; ci si troverà davanti un
corpo e una psiche purificati ma separati, e ci sarà conflitto. [...]
Quando si capisce che questa esplorazione è sempre nuova, e che il sentire si
impone o muore a seconda della propria sperimentazione, poiché c'è solo
cambiamento, si rivela un'intensità senza limite. [...]
A un dato momento, l'intenzione si ferma, resta una risonanza del cuore, tutto
si apre. Non c'è più appropriazione possibile. [...] Non è più acquisizione ma
scoperta. [...]
Presenza, disponibilità alla chiarezza, all'oscurità. Tutto è benvenuto" (pp.
237-242).