Leggiamo un brano tratto dal testo di A.H. Almaas, La pratica della presenza:
"Per imparare a essere noi stessi, dobbiamo iniziare con quel
che abbiamo, e quel che abbiamo sempre è la nostra esperienza del momento. Se ci
abbandoniamo all'esperienza del momento, sentendola, vedendola, gustandola,
ascoltandola, annusandola, essendone consapevoli, sarà per noi possibile
scoprire quello che siamo ed esserlo. [...]
Per essere chi siamo occorre prima di tutto scoprire dove siamo.
[...]
Possiamo [...] cominciare osservando la nostra esperienza e scoprire dove ci
troviamo: sono seduto qui, annoiato... oppure: ho fame e sono impaziente mentre
guido per trovare un ristorante aperto... o: me ne sto distesa sul letto,
sentendomi in colpa per quel che ho detto a mio marito... siedo di fronte al
computer, inquieto e preoccupato per le mie catalogazioni... cerco di rilassarmi
e non riesco a smettere le ruminazioni mentali... sto meditando e mi sento
vuoto, ansioso. Se analizzate bene, scoprirete che ciascuna di queste
possibilità è in qualche maniera legata a chi siete davvero.
La soluzione è questa: se riuscite a trovare il modo di capire in che maniera la
vostra esperienza attuale è collegata alla vostra vera Natura, siete prossimi ad
accedere ad essa, e tale accesso si chiama verità. [...]
Facciamo un esempio: mi dedico al mio passatempo preferito e, dopo un po', mi
rendo conto di annoiarmi; se tento di cacciare la noia, mi opporrò al fatto di
essere dove mi trovo. Siccome voglio essere più vero, decido di rimanere in
quell'esperienza, benché sia spiacevole. [...] Esplorando la situazione, mi
accorgo di annoiarmi perché provo una sensazione di vuoto, una specie di
insensatezza. Colgo la verità della mia esperienza, che è la realtà del mio
sentirmi annoiato, che sento come vuoto di senso. Constato la verità e ciò mi fa
sentire più vero. [...]
Perciò, se indaghiamo su dove siamo, [...] quel filo ci collegherà infine
alla verità di cosa siamo. [...] Più vediamo la verità di dove ci
troviamo adesso e più riconosceremo qualcosa del rapporto tra dove siamo
e cosa siamo. Il riconoscimento accorcia le distanze, così che ci
sentiamo più veri. Ecco perché abbiamo la tendenza, quando siamo veri, a vedere
una parte maggiore della verità di una certa situazione; funziona in entrambi i
sensi" (pp. 25-27).
Detta in un altro modo: finché fai una distinzione tra il
come sei e il cosa sei, sarai infinitamente alla ricerca di un qualcosa dentro
che costituisca la tua vera realtà. Ma la tua vera realtà è data da quel sentire
che costituisce il come sei. Crollare in esso, semplicemente, è la pace di
qualsiasi ricerca, quella ricerca che mi allontanava dall'incarnazione della mia
verità.
E più siamo veri dentro, più ogni cosa esprime la sua verità.