Il giovedì di questa settimana abbiamo letto il seguente brano tratto da un
discorso del Buddha:
"Nelle sensazioni piacevoli, monaci, dovrebbe essere
abbandonata l'inclinazione alla bramosia; nelle sensazioni spiacevoli dovrebbe
essere abbandonata l'inclinazione all'avversione; nelle sensazioni neutre
dovrebbe essere abbandonata l'inclinazione all'ignoranza.
Se un monaco ha abbandonato nelle sensazioni piacevoli l'inclinazione alla
bramosia, nelle sensazioni spiacevoli l'inclinazione all'avversione e nelle
sensazioni neutre l'inclinazione all'ignoranza, allora è detto che uno è libero
da inclinazioni non salutari, uno che vede chiaramente. Egli ha fatto cessare la
brama, si è separato dai legami e, attraverso la distruzione della vanità [verso
le proprie inclinazioni], ha posto fine al dolore.
Se uno prova gioia, ma non conosce la natura della sensazione,
Teso verso la bramosia, non trova liberazione.
Se uno prova dolore, ma non conosce la natura della sensazione,
Teso verso l'odio, non troverà liberazione.
E anche la sensazione neutra che calma
Ha proclamato il Signore della Saggezza,
Se, nell'attaccamento, egli aderisse ad essa,
Non si libererà dal cerchio del male.
Ma se un monaco è ardente e non trascura
Di praticare presenza mentale e chiara comprensione
Penetrerà la natura di tute le sensazioni.
E avendo fatto ciò, in questa stessa vita,
Sarà libero da tutte le corrotte influenze, da tutte le contaminazioni" (Samyutta-Nikaya
36, 3).
Nella pratica di consapevolezza ci si libera quindi dal
coinvolgimento emotivo conseguente al contatto con le sensazioni: brama,
avversione, illusione. Per quanto riguarda le sensazioni neutre, pur non
producendo né brama né avversione, sono comunque - in uno stato di non
consapevolezza - alla base di una partecipazione distraente. Sono infatti
anch'esse svianti rispetto alla possibilità di una serena ed equanime
osservazione: sono causa, quindi, di ignoranza, come dice il testo.
Essere succubi di brama, avversione e illusione non ci permette una conoscenza
penetrante delle sensazioni medesime, ingabbiandoci immediatamente nella nostra
coatta reattività.
Abbiamo iniziato la pratica con la consapevolezza del
respiro.
Poi la camminata.
Successivamente, da seduti, osservazione delle sensazioni, attraverso lo
screening dalla testa ai piedi.
Per finire: Zazen.
A conclusione della lezione del lunedì
abbiamo letto e commentato un altro brano tratto dal Denkoroku (clicca
qui).